Anche questa volta, Apple è riuscita ad incassare un successo. I processori Apple Silicon M1 hanno alzato l’asticella e offrono prestazioni strabilianti anche rispetto al consumo energetico. Ecco cosa ne pensiamo e come hanno cambiato il nostro modo di lavorare.
OPINIONS è una nuova rubrica targata iPhoneItalia che tratterà gli argomenti più caldi del momento dai diversi punti di vista dei nostri blogger.
Claudio Sardaro
Nell’autunno del 2020 ho accolto con grande entusiasmo l’arrivo di Apple Silicon M1. Quanto promesso da Apple sembrava qualcosa quasi impossibile da raggiungere. Inutile dire che il MacBook Pro che vedete nella foto della copertina è stato mio al day one. Sono stato molto temerario, quasi incosciente, ma ho deciso di dare fiducia ad Apple e di buttarmi in questo mondo ARM per computer.
I primi due mesi sono stati difficili: molti software non erano stati aggiornati dagli sviluppatori, ma il periodo di adattamento è durato davvero pochissimo. In pochi mesi il mio MacBook Pro ha limitato l’utilizzo di Rosetta 2 ed è filato tutto liscio come l’olio. Prestazioni e durata della batteria, almeno in base al mio utilizzo, mi hanno davvero stupito. Posso tranquillamente fare una giornata di utilizzo per scopi lavorativi senza avere alcuna preoccupazione come quella di dover ricaricare il dispositivo. Non solo: difficilmente le ventole del mio MacBook con Apple Silicon M1 partono se non durante le operazioni di video editing. Anche in questo caso però le performance sono di gran lunga migliori rispetto al modello Intel che questo dispositivo è andato a sostituire.
Con grande gioia ho recensito questa macchina per iPhoneItalia. Trovate qui l’articolo completo.
Apple ha poi presentato la nuova linea di MacBook Pro a fine 2021 introducendo nuove varianti di M1 come il Pro e il Max. Questi, aumentando le richieste energetiche, sono in grado di sviluppare potenze ben superiori rispetto al fratello minore garantendo prestazioni ancora più importanti. Ultimo, ma forse non ultimo, è arrivato l’M1 Ultra. Un processore destinato solo ad utilizzo desktop (per ora?) che fa impallidire anche il Mac Pro. Mac Pro che, in variante ARM, dovrebbe arrivare, forse proprio durante l’anno.
L’architettura ARM ha davvero cambiato le cose. Apple, che ha ormai esperienza infinita grazie a quanto fatto e visto con iPhone e iPad, ha la possibilità di calibrare al meglio potenza e richiesta energetica per ciascuna variante di chip progettata.
Abbiamo visto poi Apple Silicon M1 su iPad Pro prima e iPad Air poi. Alcuni dicono che sia un chip quasi sprecato per iPadOS, ma io credo che sia davvero perfetto considerando sia la potenza di calcolo di cui è capace che per il discorso consumi.
Salvo stravolgimenti, sono certo che i chip Apple Silicon avranno lunghissima vita. La concorrenza sembra però ferma e mi stupisce il fatto che Qualcomm, almeno fino ad oggi, non abbia proposto vere alternative a Microsoft per invogliare l’azienda a sviluppare un Windows 11 ARM davvero funzionale. Microsoft sta lavorando da più tempo su questo fronte, ma sembra non aver ancora trovato la quadra.
Apple Silicon M1 è un capolavoro di ingegneria. I suoi fratelli maggiori hanno fatto addirittura meglio. Chissà cosa ci riserverà Apple Silicon M2.
Francesco Siciliani
Personalmente, ho avuto alcune difficoltà a metabolizzare l’arrivo di Apple Silicon e non perchè non ne vedessi il potenziale ma semplicemente perchè immaginavo scenari complicati lato software nella prima fase di transizione. Per molti utenti il passaggio è stato morbido e quasi istantaneo ma per molti altri, me compreso, la strada è stata lunga e tortuosa a causa di alcuni software indispensabili non ottimizzati.
Tutto dipende dagli utilizzi abituali ma non è un mistero che il reale problema di compatibilità software che ha afflitto questa transizione ha coinvolto i plugin degli applicativi professionali e non i software stessi. I programmi sono stati aggiornati con estrema rapidità – basti pensare a DaVinci Resolve oppure ad Adobe Lightroom e Photoshop – e hanno comunque potuto contare su Rosetta 2 ma i plugin non sono stati ottimizzati con la stessa velocità, spesso perchè sono realizzati da sviluppatori indipendenti o da piccole software house, e hanno portato a innumerevoli problemi. Per i professionisti che lavorano nel settore audiovisivo, i plugin – che costano anche parecchio – sono la linfa vitale senza la quale i progetti non possono essere completati con minuzia di dettagli.
Quindi, a differenza del mio collega e amico Claudio, non sono stato tra i primi sostenitori di questa tecnologia agli esordi, pur riconoscendone il prestigio e il valore che avrebbe avuto in futuro. Difatti, a testimonianza di questa mia considerazione, ho acquistato l’ultimo iMac Pro con chip Intel per mettermi al sicuro da eventuali incompatibilità e avere una macchina solida (x86) sulla quale basare i futuri anni del mio lavoro. Poi, con tutta calma, ho scelto di lanciarmi nei test di Apple Silicon M1 con un MacBook Pro da 13″ che è diventato il computer perfetto per lavorare in mobilità. Non a caso, l’ho testato con software di tutti i tipi e ho notato che riusciva a portare a termine tutti i compiti che solitamente delegavo al precedente MacBook Pro 15″ con chip Intel i9 da 8-core.
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Che dire, Apple Silicon M1 mi ha stravolto le giornate in positivo e mi ha regalato tanta soddisfazione in termini di consumo energetico e di temperature, fornendomi gli stessi strumenti del MacBook Pro che usavo in precedenza che, tuttavia, era costato decisamente di più della controparte ARM.
Il bilanciamento perfetto però, almeno nel mio caso, è arrivato con M1 Pro e con il MacBook Pro da 14″ che ho immediatamente acquistato per superare i limiti di M1 nel video-editing “pesante” in mobilità. Ad oggi, con M1 Pro sul portatile e con Intel Xeon W sul fisso non c’è alcuna operazione che mi preoccupi e, no, non mi sono pentito di non aver atteso un paio di anni per Mac Studio.
Con l’introduzione di Mac Studio, Apple ha voluto dare un energico messaggio a tutto il pubblico: Apple Silicon è così scalabile da poter raggiungere risultati mai immaginati prima. E pensare che, banalmente, tutta questa potenza deriva dall’unione di più chip – M1 Ultra deriva da 2 chip M1 Max – fa sorridere, soprattutto se si pensa a chi i chip ARM li studia da tempo e ancora non ha trovato la formula del successo.
Ovviamente M1 Max ed M1 Ultra non sono chip per tutti in quanto si propongono a professionisti e aziende che lavorano a livelli estremamente alti, ormai paragonabili a quelli degni di un Mac Pro che costa almeno due o tre volte di più. Il Mac Pro, tra l’altro, è l’ultimo Mac a non essere stato convertito ad Apple Silicon e ci si aspetta veramente tantissimo da questa workstation in futuro.
In conclusione, l’azienda californiana ha realizzato un computer che fa veramente di tutto, a prescindere dalla configurazione scelta. Alla fine, il target al quale il Mac Studio è dedicato lo definisce semplicemente l’utente finale che potrà usare a proprio piacimento un sistema così malleabile da non sembrare vero.
O forse ci eravamo abituati ad anni di tecnologia piatta e ripetitiva, senza alcun effetto wow?
Giuseppe Migliorino
Come si può intuire dall’immagine in alto, a differenza di Francesco e Claudio io sono entrato nel magico mondo degli M1 con l’ultimo iMac da 24 pollici. E l’ho fatto in ritardo, visto che ho preso questo modello poche settimane fa. Volutamente? Sì.
Il motivo è presto detto: compatibilità software. Quando Apple ha presentato il primo M1 e quando sono usciti i primi benchmark, siamo rimasti tutti a bocca aperta per le prestazioni da record e l’efficienza energetica. Inutile nascondervi la voglia di acquistare subito uno dei primi modelli, ma sono riuscito a resistere un bel po’ di mesi sia perché avevo acquistato da poco un Mac mini Intel (…), sia, appunto, per attendere che i software che più utilizzo fossero perfettamente compatibili con Apple Silicon.
È vero che Rosetta ha fatto e fa miracoli anche con applicazioni Mac non ancora compatibili con gli M1, ma avviare e utilizzare un software ottimizzato è tutt’altra storia. Senza, avrebbe poco senso utilizzare un Mac M1, fatta eccezione ovviamente per le applicazioni Apple.
Fatta questa premessa, posso dire che con l’iMac M1 sono più che soddisfatto. Rumorosità pari a zero, applicazioni che si aprono all’istante, nessun rallentamento. Non posso dare opinioni sull’efficienza energetica dei nuovi processori, ma rifarei assolutamente questa scelta (magari solo qualche mese prima).
Apple ha poi lanciato versioni più potenti del suo M1 e tra qualche mese potrebbe presentare la nuova generazione con gli M2. Credo fermamente che siamo solo agli inizi e che la strada degli Apple Silicon sia ancora molto molto lunga e rosea in termini di ottimizzazioni e prestazioni. Tutto questo si traduce anche in un altro vantaggio non scontato: la perfetta integrazione tra software e hardware.
A differenza di tutti i suoi concorrenti in ambito PC, Apple ha ora il pieno controllo sul SoC e sul sistema operativo, potendo così offrire qualcosa di super integrato e super ottimizzato. Scusate se è poco.