Apple è stata più volte criticata per la sua presunta ipocrisia, in quanto sarebbe contro la pubblicità ma continua a sviluppare sistemi pubblicitari interni come quelli dell’App Store. In realtà, le cose stanno diversamente.
Negli ultimi anni, Apple ha portato avanti una serie di modifiche ai suoi sistemi operativi non per limitare le pubblicità in app e servizi come Facebook, ma per frenare la raccolta di dati invasivi. Allo stesso tempo, l’azienda ha fatto crescere il fatturato della sua piccola (per ora) attività pubblicitaria su iOS, iPadOS e macOS.
Come nota AppleInsider, questi due obiettivi non sono in contrasto tra di loro, anzi. Inoltre, gli sforzi pubblicitari di Apple non sono un segnale che l’azienda diventerà più simile a Google o Meta in futuro. Di certo, Apple è contraria come azienda a come alcune pubblicità vengono gestite attualmente, soprattutto in termini di privacy e raccolta dati, ma non è assolutamente contraria alla pubblicità in senso assoluto. L’obiettivo di Tim Cook e della dirigenza è quello di frenare gli annunci bassati su una raccolta dati troppo invasiva, vale a dire il modello su cui si fondano le fortune finanziarie di Facebook (Meta) e non solo.
L’App Tracking Transparency di Apple, contro la quale Facebook ha sostenuto una campagna di critiche molto forti, consente ai clienti di chiedere alle app di non tracciare i propri dati su altri siti Web e servizi. Questo non blocca completamente la raccolta dei dati, ma riporta solo il potere decisionale nelle mani dei consumatori.
Questa è oggettivamente una buona notizia per la privacy online. Anche se un utente non ha problemi a condividere montagne di dati a Meta, Google o ad altre aziende, ci sono vari motivi per avere dubbi sulla pubblicità troppo invasiva. Ad esempio, la cronologia di Meta con l’archiviazione e la raccolta dei dati è ancora poco chiara e la società è stata più volte accusata di aver condiviso dati senza il consenso dell’utente. Facebook ha anche violato le leggi relative all’ottenimento del permesso degli utenti prima di raccogliere determinati tipi di dati, come le informazioni biometriche.
Nel frattempo, Apple sta lentamente facendo crescere la propria attività pubblicitaria proprietaria, aumentando nello stesso tempo la tutela della privacy per i suoi utenti. Questo significa che i due obiettivi non sono per forza in opposizione l’uno all’altro.
Apple è infatti da tempo nel mercato pubblicitario, anche se le sue offerte sono state sempre molto limitate. E non si tratta di qualcosa di recente, visto che lo stesso Steve Jobs aveva lanciato la piattaforma iAd nel 2010 con l’obiettivo dichiarato di conquistare il 50% del mercato degli annunci mobile, prima del fallimento del servizio a causa di scelte strategiche errate. Ora, però, Tim Cook ha deciso di gestire diversamente gli annunci proprietari di Apple e il business è ancora nelle sue fasi iniziali, ma sta crescendo piano piano.
Ad esempio, Apple consente agli sviluppatori di inserire annunci nei risultati di ricerca sull’App Store e presto consentirà la pubblicazione di altri annunci nel suo mercato delle app e altrove sulle sue piattaforme.
A prima vista, Apple potrebbe sembrare ipocrita per aver represso l’attività pubblicitaria di Meta mentre fa crescere la propria. Tuttavia, il business degli annunci di Apple è costruito in modo diverso.
L’azienda non tiene traccia degli utenti e non utilizza metriche pubblicitarie troppo mirate. Questo significa che gli annunci che ti vengono mostrati su App Store non si basano su informazioni sensibili come i dati sanitari. Inoltre, non esiste un profilo completo di te sulle piattaforme Apple.
Sebbene questa strategia pubblicitaria possa sembrare positiva per i consumatori e negativa per le aziende che desiderano fare pubblicità, Apple ha rilasciato diversi dati che suggeriscono come la tecnologia pubblicitaria che preserva la privacy si traduce in prestazioni simili degli annunci altamente mirati.
Possiamo quindi ribadire che Apple non è contraria alla pubblicità. Essendo un’azienda di grandi dimensioni, Apple conosce il business pubblicitario sia da una prospettiva proprietaria che di terze parti e per questo inserisce annunci di altre società sulle sue piattaforme, ma gestisce allo stesso tempo anche le proprie campagne pubblicitarie.
Il punto è che Apple comprende la pubblicità anche dal punto di vista di un inserzionista. È una società a scopo di lucro che vuole vendere prodotti, quindi Apple non è e non sarà mai contraria alla pubblicità. Certo, ha fatto degli errori come quando, ad inizio 2022, ha iniziato a sperimentare l’inserimento di annunci proprietari per i suoi podcast originali in Apple Music, una piattaforma che la stessa Apple definisce “priva di pubblicità“.
Nessuno è perfetto, e Apple potrebbe commettere altri errori in campo pubblicitario. Questo, però, non toglie il punto della situazione, e cioè che l’azienda di Cupertino non può essere definita ipocrita in ambito pubblicitario, visto che non ha mai detto di essere contraria. Anzi, ha fatto delle pubblicità uno dei suoi punti forti con campagne entrate nella storia e consente agli inserzionisti di aggiungere annunci in app e non solo, ma cercando di salvaguardare al massimo la privacy.
Di fatto, Apple non ha ceduto (per ora!) alla tentazione di raccogliere e vendere mole di dati dei suoi utenti a chiunque paghi per questo.
Aziende come Meta sosterranno che i suoi prodotti sono democratici e gratuiti proprio grazie alla loro raccolta dei dati e che i prodotti Apple sono solo “per i ricchi”. Nonostante l’evidente erroneità di quest’ultima affermazione, che è più intesa a generare una reazione emotiva nell’utente che a essere argomentata seriamente, c’è da specificare qualche altro punto.
È vero che raccogliere montagne di dati sugli utenti e quindi utilizzare tali dati per indirizzare la pubblicità è redditizio. È anche vero che questo modello di entrate consente l’uso gratuito di piattaforme e servizi di social media. Tuttavia, è necessario trovare un equilibrio. Rendere la tua piattaforma accessibile a un’ampia gamma di persone è un obiettivo ammirevole, ma ciò non dovrebbe venire a scapito del diritto alla privacy.
Anche perché l’accesso a montagne di dati sui consumatori può essere pericoloso. Annunci altamente mirati e algoritmi ottimizzati da esperti possono alimentare una serie di problemi, tra cui la diffusione di disinformazione e incitamento all’odio, come già dimostrato su Facebook.
Apple lo ha capito da tempo e non a caso la sua posizione a favore della privacy risale all’era di Steve Jobs. Ripetiamo, il modello pubblicitario di Apple non è perfetto, ma è più vicino a un equilibrio tra le esigenze degli inserzionisti e il diritto dei consumatori rispetto alla maggior parte della concorrenza. E ha dimostrato che tutto questo è possibile.
Cosa ne pensate?