Dopo il primo ban negli Stati Uniti limitato solo agli smartphone governativi, anche l’Italia apre un’indagine su TikTok per la possibile condivisione di dati sensibili con il governo cinese.
Il Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica (Copasir) ha aperto un’indagine conoscitiva su TikTok, che ricordiamo appartiene all’azienda cinese ByteDance.
Come riporta Repubblica, i servizi di intelligence italiani ritengono che il regime cinese potrebbe sfruttare i profili TikTok per campagne di influenza e propaganda durante le elezioni, come successe nel 2018 con Cambridge Analytica e gli account di Facebook, oppure potrebbe controllare gli spostamenti e compiere attacchi contro singole persone.
Il rischio, appunto, è che TikTok condivida dati sensibili con il governo cinese.
Negli USA, TikTok è stato bandito dagli smartphone governativi perché la piattaforma offre “un rischio elevato a causa di una serie di problemi di sicurezza“. Nel 2020, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump annunciò i suoi piani per bandire TikTok dagli Stati Uniti, anche se il divieto non divenne mai effettivo. All’inizio di quest’anno, la Federal Communications Commission, nota anche come FCC, ha suggerito che sia Apple che Google dovrebbero eliminare TikTok dai loro app store. La commissione sostiene che TikTok è un sofisticato strumento di sorveglianza per il governo cinese.
La società madre di TikTok, ByteDance, ha confermato che alcuni dei suoi dipendenti con sede in Cina possono accedere ai dati degli utenti di TikTok negli Stati Uniti. Tuttavia, l’azienda ha affermato che questi dipendenti sono soggetti a una serie di solidi controlli di sicurezza informatica e protocolli di approvazione delle autorizzazioni.
ByteDance ha poi migrato i dati degli utenti statunitensi sui server Oracle, ma la società fa ancora affidamento ai server a Singapore per i backup. Una volta finalizzata la migrazione, TIkTok afferma che “cancellerà i dati protetti degli utenti statunitensi dai sistemi in Cina e si concentrerà completamente sui server cloud Oracle situati negli Stati Uniti“.
Per ora non c’è un rischio di vero e proprio ban in Italia, ma la situazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi.