Apple ha annunciato il ritorno di HomePod all’interno della sua lineup. La nuova versione rivede l’hardware rispetto al modello originale ma l’essenza resta la stessa: HomePod è uno speaker che suona bene, anzi benissimo, ma continua ad avere un prezzo importante e funzionalità limitate rispetto alla concorrenza.
Cosa non è cambiato
Apple ha ripreso interamente le forme del vecchio HomePod: il modello di seconda generazione si ripresenta, infatti, con le medesime dimensioni, un peso leggermente ridotto e gli stessi colori bianco e nero, anche se quest’ultimo viene rinominato “Mezzanotte” e tende leggermente al blu. La base su cui poggia l’HomePod è stata modificata ed è ora piatta, probabilmente pensata per ridurre un problema piuttosto diffuso in passato. Ricordate quelle chiazze che lasciavano gli HomePod originali sulle superfici di legno?
Il nuovo HomePod di seconda generazione include un woofer ad alta escursione e cinque tweeters per alti cristallini e bassi pronunciati. Tuttavia nell’ascolto non si percepiscono grandi differenze tra il modello di prima generazione e il nuovo HomePod 2.0, ma d’altronde era difficile far meglio senza modificare in maniera massiccia il design del prodotto. Inoltre ci sono sempre quattro microfoni in grado di ascoltare i comandi impartiti dagli utenti in qualsiasi angolo della stanza, anche quando c’è della musica in riproduzione.
Infine, Apple ha confermato il supporto al Dolby Atmos e alla funzionalità “Audio Spaziale”, nonché la funzionalità che permette un’ottimizzazione automatica delle frequenze in base al posizionamento dello speaker nello spazio e la possibilità di utilizzare due HomePod in stereo. Gli HomePod possono essere, inoltre, collegati ad una Apple TV ed utilizzati come output audio anche per eventuali console o smart TV.
Le novità di HomePod 2.0
Su HomePod 2.0 è stata aggiornata la parte superiore che ora, oltre ai classici LED colorati, ospita i due tasti del volume “+” e “-” proprio come sul Mini. Tuttavia l’interazione migliore con questo prodotto si realizza tramite Siri oppure gestendo i contenuti in riproduzione con iPhone e iPad. Utilizzando l’iPhone è possibile trasferire la musica in riproduzione su HomePod tramite la funzionalità “Handoff”. Basterà avvicinare lo smartphone allo speaker e il trasferimento avverrà in pochi istanti.
Ma la vera novità di quest’anno sta nel supporto a Matter, lo standard libero per la domotica che consente agli HomePod di interagire con i prodotti realizzati da altri brand (Google, Samsung, Philips e Amazon). Tuttavia gli accessori Matter in commercio sono ancora pochi ed è difficile, per ora, costruire un intero ambiente domestico basandosi su accessori certificati per questo standard.
Un’altra importante novità risiede nell’introduzione dei sensori di temperatura e umidità, gli stessi che erano già presenti in HomePod Mini e che sono stati attivati dall’ultimo aggiornamento di HomePodOS. Adesso si può infatti chiedere a Siri di leggerci la temperatura e il livello di umidità della camera in cui è presente l’HomePod e i risultati che ci saranno forniti saranno anche abbastanza precisi.
Infine abbiamo trovato molto comoda anche la funzionalità di riconoscimento dei suoni che trasforma lo speaker in una sentinella in grado di riportarci in tempo reale eventuali suoni che dovessero essere ascoltati in casa mentre noi siamo fuori. Ad esempio, nel caso in cui HomePod dovesse riconoscere il suono di un vetro infranto, questo sarà registrato e inviato al nostro iPhone. Così potremo prendere eventuali contromisure.
Il problema del prezzo
Il vero motivo per cui il primo HomePod ha fallito è il suo prezzo. Il modello di seconda generazione migliora le cose, ma la cifra di 349€ resta difficile da accettare per molti, specialmente se a listino Apple propone anche un HomePod mini a 109€. Sostanzialmente con la cifra necessaria per portarsi a casa un HomePod 2.0 si possono acquistare ben tre HomePod mini, coprendo così tre camere invece che una sola oppure due camere se si crea un abbinamento stereo in una delle due.
Resta però la differenza abissale in termini di qualità audio. L’HomePod mini si difende come può nel confronto con il fratello maggiore che, però, ha tutta un’altra stoffa. Addirittura il volume del nuovo modello è superiore a quello di due mini collegati in stereo e lo stesso vale, in generale, per la qualità di ascolto: anche collegando in stereo due HomePod mini non si riuscirà a raggiungere il livello di immersività e di profondità dei suoni che si ottiene, invece, con un singolo HomePod di dimensione standard.
Quale scegliere?
Ognuno deve scegliere a cosa dare priorità: volete una casa “smart” in cui posizionare un HomePod in ogni stanza o quasi e avete un interesse moderato nella qualità di ascolto? Allora gli HomePod mini sono l’opzione migliore per questo scenario di utilizzo. Se invece pretendete il massimo della qualità audio per godervi la musica su Apple Music, i Podcast o i contenuti su Apple TV nel migliore dei modi, allora vi serve chiaramente un HomePod “standard”. La differenza di prezzo c’è ed è importante, al pari della differenza tecnica.
E voi, quale HomePod avete scelto o sceglierete?
HomePod si rinnova e viene proposto ad un prezzo più accessibile. Nel confronto con il Mini ne esce sconfitto se si guarda al prezzo, ma di gran lunga vincitore da un punto di vista tecnico. La scelta tra HomePod e HomePod mini ricade quindi prevalentemente sul budget e sulla “strategia domotica” di chi acquista.
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Design
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Caratteristiche
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Audio
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Software
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Qualità/Prezzo