L’Electronic Entertainment Expo, conosciuto anche come E3, ha chiuso definitivamente i battenti come annunciato nei giorni scorsi dagli organizzatori. Dopo anni di grandi successi, una delle più importanti fiere videoludiche al mondo non esisterà più.
Fino a qualche anno fa, l‘E3 era attesissimo da appassionati di gaming e non solo. Durante la settimana di fiera, che solitamente si teneva a maggio o a giugno, decine di migliaia di persone facevano la fila per provare giochi e console in anteprima, scoprire tutte le novità del settore, parlare con altri appassionati e condividere questa passione con tante altre persone.
Negli ultimi anni, la fiera ha iniziato a perdere colpi (in parte, ma non solo, anche a causa della pandemica), con le grandi software house di videogiochi che preferivano presentare i loro titoli durante l’anno, piuttosto che aspettare l’E3. E la colpa è anche di Apple.
Di fatto, anche se Apple non è mai stata grande protagonista della fiera, ne ha fatto parte per anni. Ad esempio, Apple presentò l’iMac agli ospiti dell’E3 del 1998, mesi prima della sua uscita ufficiale.
Ma nel 2005, la presenza di Apple era del tutto “nascosta”. I dirigenti inviarono rappresentanti degli sviluppatori ed emissari marketing per lo più in incognito per incontrare persone selezionate, ma l’azienda non si è più preoccupata di mantenere una presenza pubblica all’evento.
Tra il 2009 e il 2014 il tono è cambiato, con sempre più protagonisti del settore consapevoli che Apple potesse raccogliere una quantità sempre più grande dei profitti dell’industria, come poi effettivamente è stato grazie all’App Store. Tutto questo, pur non essendo sviluppatore diretto di videogiochi, ma solo per il fatto di ospitare migliaia di giochi per dispositivi come iPhone e iPad.
Insomma, l’assenza di Apple iniziava a pesare. L’azienda si rese conto che stava raggiungendo molte più persone nei suoi negozi al dettaglio che nelle fiere. A quel punto, la strategia di Apple era chiara: preferiamo organizzare una festa tutta nostra piuttosto che essere ospite a quella di qualcun altro. E quindi addio non solo all’E3, ma anche al Macworld e a tante altre fiere di settore.
I dirigenti di altre aziende tecnologiche di consumo hanno notato ciò che Apple stava facendo. I grandi protagonisti dell’E3 – i più grandi sviluppatori e produttori di console – capirono che potevano controllare il loro programma di lancio, proprio come aveva fatto Apple.
Nel giro di pochi anni, l’esodo delle società di videogiochi dall’E3 è aumentato sensibilmente. Gli organizzatori hanno provato a reinventare la fiera più volte, ma il danno era stato fatto e l’E3 non ha mai più ripreso lo stesso slancio.
Come nota AppleInsider, Apple ha guidato un’altra tendenza che avrebbe segnato la morte dell’E3: arrivare direttamente al cliente. Questo è accaduto prima con i suoi negozi al dettaglio, poi con quelli digitali come l’App Store.
Apple aveva un canale di vendita al dettaglio e online diretto e fiorente per le persone che utilizzavano i suoi prodotti.
Apple non ha inventato il commercio online. Ma il suo enorme successo ha rafforzato il modello tra i dirigenti delle software house avversi al rischio, che hanno seguito l’esempio.
L’E3 è stato un importante evento per il mercato dei videogiochi quando portare i videogame sugli scaffali dei negozi poteva aumentare o distruggere le vendite annuali di una software house. Chiunque abbia aperto il proprio app store ha messo un altro chiodo nella bara dell’E3.