Un gruppo di dipendenti Apple sta esortando i dirigenti dell’azienda a fare di più per la comunità palestinese, accusando Apple di punire i lavoratori che hanno preso una posizione pubblica sul conflitto a Gaza.
L’amministratore delegato di Apple Tim Cook e altri membri del gruppo dirigente sono stati chiamati in causa da un gruppo di circa 300 dipendenti in una lettera aperta sulla guerra israelo-palestinese. Si sostiene che la leadership esecutiva di Apple sia troppo silenziosa sulla questione, al punto da influenzare la forza lavoro.
La lettera del gruppo, intitolata Apples4Ceasefire, afferma che i dipendenti sono delusi per “la mancanza di attenzione e comprensione che questa azienda ha dato alla comunità palestinese, non solo all’estero, ma anche nei confronti dei membri del nostro team e di chiunqu li supporta all’interno dei nostri negozi e uffici.”
La lettera prosegue affermando che, dopo un’e-mail del 9 ottobre di Tim Cook in cui affermava che il suo “cuore è vicino alle vittime” della violenza, non è stato pubblicato un messaggio simile a più di 150 giorni dall’inizio del conflitto
“In effetti, chiunque abbia osato esprimere sostegno al popolo palestinese sotto forma di kefiah, spille, braccialetti o vestiti, è stato perseguito con il pretesto di aver violato la condotta commerciale e di aver creato un ambiente dannoso”, insiste il gruppo. Apple è anche accusata di aver licenziato ingiustamente dipendenti per aver mostrato solidarietà alla Palestina.
Il gruppo ha identificato un impiegato palestinese dell’Apple Store di Chicago, che è stato licenziato perché indossava abiti e accessori a sostegno del popolo palestinese, riferisce Wired. Secondo quanto riferito, il dipendente ha chiesto a diversi manager Apple se era giusto indossare una kefiah al lavoro, solo per sentirsi dire che era giusto purché il logo Apple non fosse coperto.
Alcune settimane dopo, la posizione di Apple è cambiata e i manager hanno chiesto al dipendente di non indossare più quel capo e hanno emesso un documento disciplinare in merito alla violazione della politica del negozio. Il dipendente ha quindi iniziato a indossare accessori filo-palestinesi, sempre dopo aver ottenuto l’approvazione dei dirigenti dello store, a cui si sono uniti altri dipendenti del negozio.
Prima che Espinoza venisse licenziato, il 6 marzo, circa 40 dipendenti del negozio sono stati rimproverati per aver indossato braccialetti di sostegno alla Palestina. I documenti Apple non rivelano una ragione specifica per il suo licenziamento, ma al dipendente sarebbe stato detto che le sue azioni erano “troppo politiche” e ccreavano “un ambiente dannoso”.
La lettera aperta aggiunge che Apple è considerata una delle aziende più ammirate al mondo, che “sottolinea l’inclusività e l’uguaglianza razziale” e che Apple “deve stare in prima linea in questa crisi umanitaria e innovare socialmente proprio come fa nella tecnologia”.
Si chiede a Cook e agli altri dirigenti di “porre fine al silenzio su questo argomento cruciale e di chiarire che le vite dei palestinesi contano”. Il silenzio di Apple significa che l’azienda diventa “più complice di questo orribile genocidio”.