Apple e la battaglia legale in Europa: la Corte di Giustizia conferma la multa da 13 miliardi di euro

La Corte di Giustizia Europea conferma la multa da 13 miliardi di euro per Apple: ecco i dettagli della sentenza e le sue implicazioni fiscali.

Il lungo contenzioso tra Apple, l’Unione Europea e l’Irlanda sembra essere giunto a un punto decisivo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribaltato la sentenza del Tribunale Generale, confermando così la decisione della Commissione Europea: Apple dovrà restituire all’Irlanda 13 miliardi di euro, considerati aiuti di Stato illegali.

La vicenda giudiziaria

Nel 2020, il Tribunale Generale dell’UE aveva annullato la decisione della Commissione Europea, sostenendo che non vi fosse stata una prova sufficiente a dimostrare che Apple avesse beneficiato di trattamenti fiscali favorevoli da parte dell’Irlanda. Tuttavia, con il nuovo verdetto, la Corte di Giustizia ha deciso di sostenere la tesi della Commissione, dando il via libera al recupero dei 13 miliardi di euro.

L’Irlanda, che aveva appoggiato Apple nel processo di appello, ha accettato la sentenza, dichiarando di rispettare il giudizio della Corte e di essere pronta a recuperare l’importo stabilito.

Apple ha espresso la sua delusione attraverso un comunicato: “Siamo delusi dalla decisione odierna, poiché il Tribunale Generale aveva esaminato i fatti e categoricamente annullato il caso. Non è mai esistito un trattamento speciale”, ha aggiunto l’azienda di Cupertino.

La reazione della Commissione Europea

Margrethe Vestager, Commissaria alla concorrenza dell’Unione Europea, ha definito la sentenza una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale. La vicenda, infatti, affonda le radici nel 2016, quando dopo tre anni di indagini la Commissione Europea scoprì che Apple aveva pagato tra lo 0,005% e l’1% di tasse in Irlanda dal 2003 al 2014, a fronte del normale tasso di imposta sulle società del 12,5%.

Vestager aveva spiegato che Apple aveva creato una struttura complessa attraverso le sue filiali irlandesi, attribuendo la maggior parte dei profitti a “sedi centrali” che esistevano solo sulla carta, senza attività reali. Questi profitti non erano tassati né in Irlanda né altrove. Nel 2011, ad esempio, una delle sussidiarie irlandesi di Apple aveva dichiarato profitti per 16 miliardi di euro, ma solo 50 milioni di questi furono tassati in Irlanda, con un’aliquota effettiva dello 0,05%.

All’epoca, Tim Cook, CEO di Apple, aveva definito le accuse come “politica pura” e aveva contestato la percentuale di tassazione dello 0,005% come un “numero falso”.

Oggi, il governo irlandese ha dichiarato che le leggi fiscali che regolavano i profitti attribuiti a filiali di società non residenti sono state modificate. Questo significa che il trattamento fiscale di cui ha beneficiato Apple non è più possibile con la normativa attuale.

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