Secondo Altroconsumo, se sei un utente Apple e hai sottoscritto un abbonamento a servizi di musica in streaming come Spotify Premium, Deezer, YouTube Music, Amazon Music o altri tramite l’App Store, potresti non essere a conoscenza di un dettaglio importante: potresti aver pagato di più rispetto a quanto avresti speso sottoscrivendo lo stesso abbonamento tramite altri canali.
Il motivo è legato alla commissione del 30% che Apple impone agli sviluppatori di app che vendono abbonamenti tramite il suo store. Sempre secondo Altroconsumo, questo sovrapprezzo è stato spesso trasferito agli utenti finali, che hanno pagato di più senza esserne informati. In particolare, tra giugno 2014 e maggio 2016, molti abbonamenti sono stati soggetti a questo sovrapprezzo del 30%, che poi è sceso al 15% fino a giugno 2023, sempre che l’utente non abbia modificato il metodo di pagamento passando a soluzioni più convenienti.
Questo comportamento, secondo le accuse, costituisce un abuso di posizione dominante da parte di Apple, che ha favorito il proprio servizio Apple Music rispetto ai concorrenti. La mancata trasparenza sulle alternative disponibili ha portato a un danno economico significativo per gli utenti.
Con questa class action, se hai sottoscritto uno di questi servizi di streaming musicale attraverso l’App Store, potresti aver diritto a un rimborso per il sovrapprezzo pagato. Gli utenti di Spotify, ad esempio, potrebbero aver pagato circa 3 euro in più al mese per ogni mese di abbonamento. Secondo le stime, chi ha mantenuto l’abbonamento attraverso l’App Store potrebbe ricevere un rimborso medio di 100 euro, ma la cifra varia in base a quando è stato sottoscritto l’abbonamento e per quanto tempo è rimasto attivo.
Tra il 2014 e il 2023, si stimano danni complessivi per gli utenti europei di Spotify pari a circa 421 milioni di euro. Questo significa che una larga fetta di utenti ha pagato ingiustamente di più senza saperlo.
Altroconsumo spiega anche come fare per partecipare alla class action e cercare di ricevere il rimborso.