ChatGPT e l’arte in stile Studio Ghibli: innovazione o plagio?

Le immagini generate da ChatGPT in stile Studio Ghibli scatenano polemiche sul web. È innovazione o plagio?

chatgpt Ghibli

OpenAI ha lanciato una nuova funzionalità di generazione di immagini che permette agli utenti di creare contenuti in stile Studio Ghibli. Il risultato? Un’accesa polemica tra chi ammira questa innovazione e chi accusa OpenAI di plagio e sfruttamento della creatività altrui.

Gli artisti e i fan di Studio Ghibli parlano di furto di proprietà intellettuale, poiché OpenAI non avrebbe chiesto autorizzazioni né compensato lo studio giapponese. Alcuni utenti definiscono il sistema un “programma di plagio”, che distrugge il valore dell’arte fatta a mano.

La discussione è esplosa sui social, con tweet virali che attaccano Sam Altman e OpenAI per “vantarsi del furto di creatività”.

Nonostante l’indignazione, le leggi giapponesi non vietano l’uso di opere protette da copyright per l’addestramento dell’AI.

Il Giappone è infatti uno dei pochi Paesi che permette espressamente l’uso di materiali protetti per il training delle AI. Anche se OpenAI avesse utilizzato immagini di Studio Ghibli, legalmente non avrebbe commesso alcun illecito in Giappone. Ovviamente, questo rende difficile per Studio Ghibli intraprendere azioni legali, almeno in patria.

Il co-fondatore di Studio Ghibli, Hayao Miyazaki, è sempre stato un forte oppositore dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte: “Se le macchine potranno dipingere come gli umani, non avremo più bisogno degli esseri umani. La fine del mondo è vicina. Gli uomini hanno perso fiducia. Il disegno a mano è l’unica risposta.

Miyazaki ha sempre difeso la bellezza e il valore dell’arte tradizionale, rifiutando ogni tentativo di sostituire il talento umano con la tecnologia.

Mentre OpenAI continua a sviluppare tecnologie sempre più avanzate, la domanda resta aperta: dove finisce l’innovazione e dove inizia il plagio?

Tecnologia