Il 3 aprile 2025 potrebbe essere ricordato come una giornata spartiacque per molte aziende tech internazionali, Apple in primis. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato l’introduzione di massicce tariffe doganali su prodotti importati da numerosi Paesi, con effetto a partire dal 9 aprile.
La decisione colpisce in pieno la catena di approvvigionamento globale di Apple, che si affida a stabilimenti produttivi situati in Cina, India e Vietnam.
Le cifre parlano chiaro: gli iPhone e altri dispositivi Apple importati negli USA da questi tre Paesi subiranno dazi rispettivamente del 54% (Cina), 26% (India) e 46% (Vietnam). Un impatto potenzialmente devastante per i margini di profitto dell’azienda di Cupertino.
A quantificare gli effetti di queste nuove tariffe ci pensa l’analista Ming-Chi Kuo, voce autorevole quando si parla del mondo Apple. Secondo le sue stime, senza un adeguamento dei prezzi, i margini lordi di Apple potrebbero scendere dall’attuale 46% a una fascia compresa tra il 37,5% e il 38%. Un calo significativo, che potrebbe influenzare il valore delle azioni e le strategie future dell’azienda.
In effetti, non a caso, subito dopo l’annuncio, il titolo Apple ha perso oltre il 7% nel mercato after-hours.
Sempre secondo Kuo, ci sarebbero cinque contromisure concrete che l’azienda potrebbe adottare per mitigare l’impatto di questi dazi. Ecco quali:
Aumentare la produzione in India
Se l’India dovesse siglare un nuovo accordo commerciale con gli USA che esenti Apple dai dazi, e se Cupertino riuscisse a portare oltre il 30% della produzione globale di iPhone nel Paese, l’impatto sui margini lordi potrebbe ridursi drasticamente, arrivando a un calo contenuto tra l’1% e il 3%.
Aumentare i prezzi dei modelli Pro
I modelli iPhone Pro e Pro Max rappresentano circa il 65-70% delle vendite di nuove unità negli Stati Uniti. Kuo ritiene che i clienti di fascia alta siano più propensi ad accettare piccoli aumenti di prezzo, rendendo questa una leva realistica, seppur impopolare.
Incrementare i sussidi degli operatori
Apple potrebbe negoziare con i principali carrier statunitensi un aumento dei sussidi per l’acquisto degli iPhone, rendendo così l’incremento di prezzo meno evidente per il consumatore finale.
Ridurre i valori di permuta
Una strategia meno visibile ma efficace sarebbe quella di abbassare le valutazioni dei dispositivi usati nel programma di trade-in, compensando parte dei costi derivanti dai dazi.
Tagliare i costi della supply chain
Infine, Apple potrebbe fare pressione sui suoi fornitori affinché riducano i prezzi dei componenti, spingendo ulteriormente l’ottimizzazione dei costi a monte della produzione.
Kuo conclude sottolineando che, anche se i margini dovessero temporaneamente scendere sotto il 40%, si tratterebbe di un effetto transitorio, gestibile nel medio periodo. Apple, infatti, ha una capacità di adattamento e una forza finanziaria tali da permetterle di assorbire anche shock importanti, senza intaccare troppo le strategie di lungo periodo.
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