Trump impone dazi del 104% alla Cina e sfida Apple: “iPhone prodotti negli USA? Assolutamente possibile”

Trump impone dazi del 104% ai prodotti cinesi e invita Apple a riportare la produzione di iPhone negli Stati Uniti.

trump cook

La tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto livelli senza precedenti. Proprio in queste ore, il presidente Donald Trump ha ufficializzato dazi del 104% su tutte le importazioni dalla Cina, colpendo direttamente aziende come Apple, che dipendono massicciamente dalla produzione cinese per i propri dispositivi.

Durante una conferenza stampa tenuta dalla portavoce Karoline Leavitt, è stato ribadito che Trump “crede assolutamente” nella possibilità che Apple possa spostare la produzione di iPhone e altri dispositivi negli Stati Uniti. Leavitt ha fatto riferimento anche all’investimento da 500 miliardi di dollari annunciato da Apple sul territorio americano come prova della fattibilità del progetto.

Ma a dispetto dell’ottimismo presidenziale, la realtà industriale è ben più complessa.

Perché produrre iPhone in America è (quasi) impossibile

La catena di approvvigionamento di Apple coinvolge oltre 50 paesi, come mostra il documento ufficiale fornitori Apple di 27 pagine, senza contare le terre rare fondamentali per componenti avanzati, che provengono da altri 79 paesi e non possono essere estratte negli Stati Uniti.

Anche limitando il discorso all’assemblaggio, ci si scontra con due ostacoli enormi. In primis La mancanza di competenze tecniche: secondo Tim Cook stesso, negli USA “non si riuscirebbe a riempire una stanza di ingegneri per la micro-meccanica degli strumenti di precisione”. In Cina, ha detto, “potresti riempire interi stadi”.

E poi ci sono i costi astronomici: il costo della manodopera, della logistica e delle materie prime renderebbe il prezzo di un iPhone “Made in USA” insostenibile, potenzialmente il doppio rispetto ad oggi.

Non è un caso che l’unico tentativo di Apple di produrre negli USA – il Mac Pro assemblato in Texas – si sia rivelato un fallimento logistico e industriale.

I dazi del 104% sono realtà

Con l’entrata in vigore della tariffa totale del 104% sulle importazioni dalla Cina, ogni iPhone, iPad, Mac o accessorio prodotto nel paese asiatico costerebbe ad Apple il doppio per essere importato negli USA.

L’impatto immediato è che il titolo Apple ha perso quasi il 20% in pochi giorni. Inoltre, tantissimi utenti negli USA si stanno recando in massa negli Apple Store per acquistare iPhone e altri prodotti prima che entrino in vigore i dazi e, di conseguenza, i nuovi prezzi. Proprio per questo motivo, Apple ha accumulato scorte importando da India e Cina tantissimi iPhone prima della scadenza.

Inoltre, Apple ha effettivamente avviato una diversificazione produttiva negli ultimi anni, puntando su India e Vietnam. Ma la capacità produttiva di questi paesi non è paragonabile a quella cinese, almeno non nel breve periodo.

La strategia di Apple ora è chiara:

  • Sfruttare le scorte accumulate per evitare aumenti immediati.
  • Importare quanto più possibile dall’India.
  • Guadagnare tempo, nella speranza che lo scenario politico o commerciale cambi.

Di fatto, pensare a un iPhone interamente “Made in USA” è, per ora, più un esercizio di propaganda che un piano industriale serio. La filiera Apple è una macchina globale di estrema precisione, ottimizzata in anni di investimenti e relazioni strategiche. Smontarla e ricostruirla negli USA non solo richiederebbe anni, ma comporterebbe costi insostenibili.

Trump punta a una retorica “nazionalista” nella produzione tecnologica, ma ignora le complessità del mondo Apple, che non si limita a “avvitare viti”. La manifattura di un iPhone è un processo sofisticato che coinvolge decine di fasi, materiali speciali e competenze uniche che oggi non esistono su larga scala negli Stati Uniti.

Apple, nel frattempo, si muove con cautela: non sfida Trump, ma nemmeno lo asseconda. Accumula, delocalizza, gioca di anticipo. E probabilmente aspetta. Perché nel lungo termine, come spesso accade, la geopolitica cambia più in fretta delle catene di montaggio.

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