Nel corso di un incontro ufficiale con il presidente salvadoregno Nayib Bukele, Donald Trump ha colto l’occasione per tornare a parlare di dazi e, sorprendentemente, del suo rapporto diretto con il CEO di Apple, Tim Cook.
La rivelazione è arrivata durante una sessione di domande con la stampa, dove l’ex presidente ha lasciato intendere un ruolo personale nell’esclusione temporanea di iPhone, Mac e altri prodotti Apple dalle ultime tariffe imposte agli import dal mercato cinese.
Alla domanda specifica su possibili esenzioni a breve termine per prodotti del settore tecnologico, Trump ha risposto con una delle sue solite metafore, ma ha anche pronunciato parole piuttosto chiare: “Parlo con Tim Cook. L’ho aiutato di recente. Non voglio fare del male a nessuno, ma il risultato finale è che porteremo il nostro Paese alla grandezza.”
Una dichiarazione apparentemente vaga, ma che conferma due aspetti fondamentali: Tim Cook è in contatto diretto con Trump, Apple ha ottenuto un trattamento preferenziale nelle trattative sui dazi.
La dichiarazione si inserisce nel contesto dell’annuncio recente da parte della US Customs and Border Protection, che ha escluso temporaneamente smartphone, laptop, chip e altri dispositivi elettronici dai dazi del 125%. Una lista in cui figurano chiaramente i prodotti Apple.
Sebbene Trump non abbia detto esplicitamente che Apple è “salva”, l’intervento appare come un chiaro segnale politico di favore verso Cupertino. Un sostegno che potrebbe garantire ad Apple un margine di manovra importante nei mesi a venire, soprattutto mentre si attende di capire se i dazi torneranno a colpire duramente il settore tech.
Non è la prima volta che Tim Cook riesce a stabilire un dialogo strategico con la Casa Bianca, anche nei momenti più complessi. Già durante la prima amministrazione Trump, Apple aveva ottenuto esenzioni mirate, grazie a una politica fatta di diplomazia aziendale.
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