Il Film della settimana scelto da iPhoneItalia #16: la recensione di “Big Fish” (2003) [iTunes Movie]

Come ogni venerdì torna la rubrica  con i migliori film dell’ iTunes Movie Store, in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggiare. Oggi vi presentiamo il film “Big Fish” (2003), di Tim Burton, regista che per primo ha portato sul grande schermo la saga di Batman e autore di grandissimi successi di pubblico con i recenti “Alice nel paese delle meraviglie” e “Willy Wonka”. Il film che andremo a recensire ebbe un ottimo successo di pubblico, soprattutto fuori dagli Stati Uniti (Budget di produzione 70 milioni di dollari, incasso globale 125 milioni di dollari di cui 67 negli USA), un buon successo di critica (rotten tomatoes rate 76% con una media voto di 7,3/10 su 212 recensioni) ed un infinità di candidature a premi internazionali, vincendone sfortunatamente molto pochi.

Edward Bloom (Albert Finney/Ewan Mc Gregor) è un uomo sul letto di morte, con un difficile rapporto con il figlio Will (Billy Crudup), a causa della sua propensione di narrare storie sul suo  passato tanto incredibili quanto entusiasmanti. Quando i giorni di vita di Edward saranno ormai agli sgoccioli, Will tornerà a trovarlo assieme alla moglie Josephine, in procinto di dare alla luce un nipote al vecchio padre morente. Preso dal rimorso per gli anni passati senza parlare a suo padre, Will cercherà di trovare prove alla base delle storie raccontate da Edward , scoprendo che la sua vita è molto più che una favola. Questa stupenda opera di Tim Burton è divisa nettamente in due filoni: uno triste, drammatico e cupo (Edward da vecchio in procinto di morire che racconta le sue gesta al figlio Will e alla moglie Josephine), ed uno variopinto, favolistico e solare (Edward da giovane durante le sue fantastiche peripezie), collegati fra loro attraverso flashbacks che inanelleranno la storia in modo superbo. Tim Burton, che si trovò il copione tra le mani poco dopo la morte del padre e durante la malattia che portò

alla morte la madre, dirige il film più personale e riuscito della sua lunga carriera piena di successi di pubblico. Il distacco tra due generi narrativi così diversi tra loro (drammatico e favolistico-avventuroso) è fuso in modo magistrale e lo spettatore non sarà mai confuso od annoiato durante i tanti flashbacks che riportano avanti o indietro la storia, esaltando le doti tecniche di un regista che per molti versi ha deluso durante la sua navigazione verso le grandi produzioni americane. C’è da dire indubbiamente che i momenti fantasy di “Big Fish” sono i più apprezzabili, ed infatti le tante scene visionarie ed i bellissimi personaggi surreali appagheranno in pieno uno spettatore alla ricerca dell’evasione dal mondo reale. Il personaggio giovanile di Edward Bloom rispecchia perfettamente la figura del padre-mito che tutti vorremmo avere avuto da piccoli, narratore dolce e iperbolico di avventure che tutti vorrebbero aver udito e sognato durante l’infanzia. Il litigio e la diffidenza del figlio, vicino all’età matura, e la sua ricerca indefessa della

verità, che poi si rivelerà molto più vicina al racconto di quanto ci potessimo immaginare, è perfettamente propedeutica alle vicende giovanili, con un finale tanto forte quanto significativo, che lascerà visivamente di stucco il pubblico. Il significato intrinseco del film è forse la nota più alta del cinema di Burton. Di certo né la sceneggiatura nel il soggetto è stato ideato dal regista americano, che però plasma il racconto talmente a sua immagine e somiglianza da non poter pensare di aver potuto vedere la pellicola in mani migliori. Edward Bloom era un avventuriero, presente sporadicamente in famiglia ma non per questo distaccato da essa; la sua continua ricerca di evasione era sempre finalizzata ad aiutare gli altri o a trovare soldi per far vivere sua moglie e suo figlio nel miglior modo possibile, evitando però la ricerca della ricchezza, che infatti sarà vista molto in negativo e non dimenticandosi mai di condire il tutto con una sana falsità, al fine di dare un tocco di colore alla vita che altrimenti sarebbe stata troppo poco divertente.

Questo concetto è sostanziale per Burton che infatti propone un uso alterato dei gradienti dei colori per rendere i toni più favolistici nelle scene giovanili di Edward. Anche l’uso della computer grafica è ridotto all’osso per dare il più possibile un senso farsisitico al film così che, per esempio,  Karl il gigante possa sembrare a volte più grande a volte più piccolo con l’uso della prospettiva forzata, rispettando al massimo l’incongruità di colui che “colorando” storie, ogni tanto cade nell’inevitabile contraddizione. Il film ha tantissimi richiami ai migliori film di Tim Burton, dalla mano meccanica, omaggio a Edward mani di forbice, alla macchina della fiera della scienza proveniente direttamente dal primo film del regista: “Pee-wee’s Big Adventure”. Anche gli aneddoti sulle vicende di produzione sono molteplici, a partire dalla scelta della regia, che sarebbe potuta ricadere su Steven Spielberg, alla scelta degli attori per l’interpretazione di Edward anziano che sarebbero potuti ricadere in Jack Nicholson, il che avrebbe portato ad un

prodotto probabilmente differente, migliore o peggiore; noi però siamo contenti che il fato abbia voluto come regista un Burton in stato di grazia, come attori un Albert Finney da Oscar e un Ewan Mc Gregor atipico ma strepitoso, servendoci su di un piatto d’argento un film da gustare  ed assaporare avidamente, chiedendo il bis ogni qual volta il nostro “Io” abbia bisogno di un prodotto di qualità sopraffina. In Big Fish sembra tutto funzionare alla perfezione, così armoniosamente da farci passare sopra a qualche incongruenza nella sceneggiatura e a qualche errore di troppo nella scenografia, voluto o meno che sia, regalandoci uno dei migliori film della prima decade del nuovo millennio, che ci fa rimpiangere un regista così bravo ma anche  così deludente (almeno a mio parere) nella sua stragrande maggioranza delle opere prodotte, ormai schiavo delle grandi produzioni e poco coraggioso nell’imporsi personalmente nei film da lui diretti. Questa pellicola infatti, è una delle tre produzioni indipendenti di Burton, che risultano guarda caso anche i suoi tre capolavori (gli altri sono i già citati “Pee Wee” ed “Edward mani di forbice”). Ad Hollywood si dice (David Lynch) che per fare un film personale e indipendente con un budget ragguardevole un regista debba avere almeno tre grandi successi al botteghino, bene, i suoi ultimi tre film hanno incassato cifre da capogiro, ora non resta che tornare almeno per una volta all’indie.

Questa stupenda favola moderna, piacevole, colorata e appassionante può essere scaricata dall’iTunes Movie Store nel solo formato standard sia per l’acquisto ad euro 7,99, che per il noleggio a 2,99 euro. Come sempre buona visione.

Pro: una favola per grandi, armoniosità unica per il cinema americano, incantevole storia.

Contro: qualche difetto di sceneggiatura e di scenografia, fa capire quanto sia sprecato Tim Burton.

Voto: 8,5


 

 

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