Superbrothers: Sword & Sorcery EP – la recensione di iPhoneItalia

Questa non è una recensione. E’ quasi impossibile dare una valutazione oggettiva di un’opera come Superbrothers: Sword & Sorcery EP. Ma siccome non amo la suspence dirò subito una cosa, più o meno oggettiva: questo è IL gioco che segna finalmente la maturità del sistema iOs come piattaforma di gioco di prima grandezza, è il gioco della sua “maggiore età”. Dopo tanti casual games con cui perdere tempo in treno, questa è la ragione per cui ogni vero gamer non può più permettersi di snobbare l’iPhone.

Nell’iniziare a scrivere questa non-recensione la scelta delle parole è davvero ardua… forse perchè le parole stesse vengono meno, e gli indiscutibili meriti tecnici del gioco vengono messi in secondo piano e si perdono nel mare delle sensazioni e dei pensieri che questo suscita. Prima di essere un gioco, Sword & Sorcery è una storia, prima di essere una storia è un mondo intero. Il termine “gioco” è inadeguato, addirittura fuorviante: se state cercando qualche minuto di ameno svago, “avete sbagliato canale”. Sword & Sorcery è un viaggio in una dimensione diversa, e lo si apprezza per le emozioni durature che lascia, per l’esperienza che è: quel che conta non è il risultato finale, ma il percorso.

Si tratta, è vero, di una normalissima avventura punta e clicca… un tipo di gioco che ormai è passato di moda, e che forse tanti ragazzi che hanno incominciato a giocare sull’iPhone nemmeno conoscono. Un genere che non offre certo il coinvolgimento di un FPS o l’adrenalina di un gioco di guida, o lo stimolo di un puzzle. Le avventure punta e clicca classiche, i capolavori, si “usano” come i libri: quello che coinvolge è il mondo in cui si naviga, sono i personaggi e le situazioni. Poca azione, spesso pochi enigmi, ma un atmosfera bella da respirare, idee e situazioni a cui si va avanti a pensare anche con il gioco spento, anche dopo averlo concluso da mesi. Sword & Sorcery è tutto questo, è una finestra aperta su un mondo appena intuito ma ricco di fascino, di emozione, di autentica magia.

Detto questo, trovare dei termini di paragone per Sword & Sorcery, all’interno del genere, è davvero difficile, perchè l’atmosfera di questo gioco è davvero qualcosa di unico. Il riferimento che salta subito in mente è Shadow of The Colossus (che certo non è un punta e clicca), seguito subito dall’anime-capolavoro La Principessa Mononoke (che non è nemmeno un gioco!).

In Sword & Sorcery i personaggi sono solo una manciata: un gruppo di creature senza volto, di sesso difficile da identificare, animati da scopi e da intenzioni vaghi e raramente enunciati. Il protagonista è una donna (o almeno, gli altri le si rivolgono al femminile) senza nome, che si materializza in un fascio di luce su una montagna e che cerca qualcosa, che il giocatore inizialmente non conosce.

Certo, noi controlliamo quel personaggio: ma la sensazione è quella opposta, è quella di essere solo degli strumenti nello svolgersi di una storia. Siamo le mani che girano le pagine del libro, le voci che raccontano una storia che va avanti quasi da sola. Eppure The Scythian, il personaggio principale, dice di essere mossa “dall’azione delle mani di un dio”: un ammiccamento meta-narrativo che porta la storia fuori da sè stessa, che la immerge nella realtà, perchè il dio di cui parla è il giocatore che la muove con le dita sullo schermo.

Il gioco è diviso in capitoli, con intermezzi quasi teatrali dove il sipario si chiude e un misterioso personaggio commenta la storia. Un ammicamento alle partite brevi, tipiche dei giochi su iPhone? Non proprio: queste pause spesso sono necessarie, aiutano a staccare e riprendere fiato, prima di tornare nell’apnea del gioco stesso. La prima parte del gioco ci porta a compiere una missione, a recuperare un manufatto antico da una montagna… Eppure qualcosa non va. Già mentre lo si raccoglie ci si trova inevitabilmente a chiedere: perchè lo sto facendo? Non era meglio lasciarlo li?

Quello che si fa ha il sapore della maledizione, il giocatore si trova immerso nel paradosso: il suo personaggio vuole fare una cosa, ha bisogno di essere guidato nel farla, eppure lo si guida in quella missione, lo si vorrebbe fermare. (Nota per i casi clinici: il paradosso in questione è la “sindrome da Shadow of the Colossus”, ovvero: “Ma no, l’ho ucciso!, io non volevo ucciderlo, lo giuro!”)

Da li in avanti la storia è un’immersione nella struttura stessa della leggenda. Ogni connotato si perde, e tutta la missione di The Scythian diventa una ricerca della redenzione che ci porta ad entrare e uscire dai sogni, a giocare con le fasi lunari, a sconfiggere ed asservire forme di divinità stranamente somiglianti ai simboli classici della teologia cristiana. I personaggi stessi, così archetipi nella loro struttura, mischiano comportamenti simbolici con straordinarie dosi di personalità, grazie ad una magistrale scrittura, che strappa un sorriso anche nei momenti più enigmatici.

Tutto questo in un mondo definito da una grafica che non è solo bellissima, ma perfetta per il contesto. Una pixel art volutamente indefinita, dove i contorni si mischiano e i personaggi si muovono in maniera fluidamente imperfetta. Le ambientazioni sono belle da togliere il fiato: foreste selvagge piene di rocce e di alberi, stilizzate e meravigliose; scale verso i cieli, caverne cupe piene di luna. Sword & Sorcery è visivamente un’opera d’arte, e sarebbe riduttivo definirlo in ogni altro modo.

Ed è impossibile parlare di questo gioco senza parlare anche delle musiche: di nuovo, si tratta di qualcosa che va oggettivamente al di là della media di un gioco, e non solo per iPhone. Composte dal musicista Jim Guthrie, non sono solo stupende (a breve l’album verrà rilasciato su iTunes), ma anche perfettamente adattate su tutte le situazioni del gioco.

Sword & Sorcery non può piacere a tutti. No, non è snobbismo, non intendo dire che “piace solo alle menti superiori”, nulla del genere! Si tratta di una semplice riflessione sul mercato. Questo è un prodotto troppo particolare e complesso per incontrare i gusti di tutto il pubblico, per tante ragioni… perchè le avventure punta e clicca sono passate di moda negli anni Novanta, perchè la pixel art a tanti non dice nulla, perchè la storia è difficile da seguire e a tratti quasi inesistente, perchè l’azione è poca e i tempi diluiti, perchè i combattimenti sono ritmici e a volte discretamente impegnativi…

Come fare, per descrivere Sword & Sorcery a qualcuno? Potrei mettermi a raccontare la storia, rovinando il gusto della scoperta, o elencarne gli indubbi meriti tecnici… Ma di nuovo mi chiedo: è giusto chiamare questo un “gioco”? E’ giusto raccontare cosa si fa, descrivere il gameplay, parlare della grafica, confrontarlo con “Il Gioco Del Pinguino Ballerino”, o con qualsiasi altro prodotto medio sull’iPhone, dare un voto finale in stellette, procedere con le tipiche dinamiche di una tipica recensione?

Potreste amare alla follia questo gioco, come ho fatto io e altra gente dello staff di iPhoneItalia, che ha condiviso con me in chat quasi ogni momento delle prime 10 ore, tra commenti insensati tipo: “Ora vado a far fuori il maledetto triangolo e torno!” e bestemmie per quando si veniva chiamati per cena. Oppure potrebbe non dirvi nulla, come è successo ad alcuni lettori.

Ma una considerazione oggettiva la si può comunque fare: è la prima volta che su una piattaforma iOs arriva un prodotto originale con questo livello di maturità e con queste ambizioni. Sword & Sorcery non è un port, è un esclusiva. E non è un casual game. E non è nemmeno un gioco di quelli che la Nintendo può permettersi di liquidare come “usa e getta”. Può piacere o lasciare freddi, ma è davvero uno di quei giochi che fanno da spartiacque, che sdoganano iPhone ed iPad come piattaforme di gioco “adulte”, in grado di sfornare qualcosa che non è un semplice “passatempo”, ma è una vera esperienza, destinata a lasciare qualcosa nella testa e nel cuore del giocatore.

Superbrothers: Sword & Sorcery EP è disponibile su App Store in due diverse versioni:
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