Ogni amante del mondo Apple conosce la figura di Steve Jobs, un uomo pazzo (nel senso buono) e terribilmente geniale, con una personalità accattivante. Leggendo la sua biografia credo che ognuno di noi si sia messo a ridere difronte alle sue affermazioni contro Android, il cosiddetto sistema operativo rivale. Egli stesso dichiarò a Walter Isaacson (scrittore incaricato di redigere la sua biografia ufficiale) come considerasse Android un “prodotto rubato” e che sarebbe stato disposto “ad andare persino in guerra termonucleare” per vederne la fine. Ieri la Corte Distrettuale degli Stati Uniti è stata spettatrice di un’acceso attacco “a colpi di citazioni biografiche” da parte di Samsung contro la società di Cupertino. L’azienda sudcoreana ha infatti presentato in tribunale alcune delle dichiarazioni pubbliche dell’ex CEO Apple Steve Jobs in cui appunto si faceva riferimento alla sua costante lotta “a vita” contro il sistema operativo di Google.
Samsung ha avanzato un’ipotesi secondo la quale tutti gli “attacchi legali” da lei ricevuti da parte di Apple siano in realtà una copertura poiché volti al conseguimento di uno scopo ultimo, vale a dire la distruzione di Android. A comprova di questa tesi l’azienda ha mostrato alla corte come il termine stesso “termonucleare” insieme al resto delle citazioni di Jobs, sia un chiaro segno di pregiudizio da parte della stessa Apple. Ma quali sono state le parole esatte di Steve? Eccole:
Passerò il mio ultimo respiro, se necessario, e spenderò ogni singolo centesimo dei 40 miliardi di dollari di Apple per porre rimedio a questo torto. Ho intenzione di distruggere Android, perché è un prodotto rubato. Sono disposto ad andare in guerra termonucleare per questo.
A queste dure affermazioni dell’ex CEO Apple ha seguito una dichiarazione pubblica:
Non voglio i vostri soldi. Se mi offrite 5 miliardi di dollari non li voglio. Ho un sacco di soldi. L’unica cosa che voglio è che smettiate di utilizzare le nostre idee in Android.
Dal canto suo Apple ha affermato come citare parole di Jobs sia solo un modo per distogliere l’attenzione dal processo. Il giudice Koh d’accordo con questa tesi ha reso noto alla corte che le argomentazioni portate da Samsung non erano pertinenti al caso in oggetto.
La lotta a “colpi legali” tra Apple e Samsung continua… chi ne uscirà vincitore? Staremo a vedere!
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