Si è parlato molto di come Apple sarebbe sopravvissuta nell’era post-Steve Jobs, e da quando l’ex CEO è morto all’età di 56 anni dopo una lunga malattia, il nuovo amministratore delegato Tim Cook è stato più volte oggetto di paragoni con il suo predecessore. Ma spesso tali confronti non sono stati lusinghieri e abbiamo letto o sentito dire frasi del tipo “Steve Jobs non avrebbe mai permesso che…”, tanto da trasformare questa frase in una sorta di ripetitivo clichè. Molti di coloro che parlano in questo modo non conoscono il modo in cui Apple e, soprattutto, Steve Jobs hanno agito nel corso degli ultimi anni. Jobs ha ottenuto un sacco di successi grazie al suo perfezionismo, un perfezionismo, però, che gli ha anche permesso di lasciare Apple in buone mani e di prosperare a lungo anche dopo il suo addio. Questo è il pensiero di tanti che da anni lavorano a stretto contatto con il mondo Apple, come il portale MacWorld.
Sappiamo che Jobs aveva già lasciato Apple una volta durante la sua vita, e non per scelta. In una lotta di potere con l’allora CEO John sculley, Jobs ne uscì sconfitto e il consiglio lo licenziò (proponendogli ruoli di secondo piano) anche a causa di alcuni problemi con le vendite dei Mac.
In seguito, Jobs disse che il suo licenziamento da Apple si è rivelò “la cosa migliore che gli potesse accadere“. Dopo il suo primo addio, infatti, Jobs ebbe modo di concentrarsi su nuovi progetti e di acquistare l’allora semi-sconosciuta Pixar. Lo stesso Jobs ha confessato che quelli furono gli anni più creativi della sua vita, tanto da creare anche un’altra società, la NeXT, che divenne il trampolino di lancio di molti dirigenti che hanno poi fatto la storia di Apple.
Jobs tornò alla Apple nel 1997, dopo un periodo buio per la società di Cupertino. Le cose cominciarono pian piano a migliorare, ma solo dal 2004 il nuovo CEO di Apple iniziò a dare una sterzata importante ai progetti futuri: è stato lui stesso a confessare che la diagnosi di una malattia incurabile, quel maledetto cancro, fece scattare in lui la voglia di lasciare in eredità al mondo prodotti eccezionali. In pochi anni, Jobs e Apple crearono iPod e nuovi Mac ed entrarono prepotentemente nel mondo degli smartphone con l’iPhone. Ancora, nel 2010 fu l’anno dell’iPad, che rivoluzionò il mondo dei tablet. Insomma, in pochi anni Apple è entrata prepotentemente nel mondo della musica (iPod, iTunes), nel mondo della telefonia e in quello dei tablet, migliorando poi le sue quote di mercato nel mondo PC e realizzando altri servizi utilizzati oggi da milioni di utenti.
Ma in questo periodo, proprio perchè lui era consapevole del fatto che la malattia lo avrebbe portato a una morte prematura, Jobs è stato attentissimo nella scelta dei suoi più stretti collaboratori, assicurandosi che ogni nuovo dirigente fosse in perfetta sintonia con il DNA e la filosofia di Apple. Per questo è sempre stato molto duro nelle selezioni e nel reclutamento di nuovi dipendenti.
Per molti, infatti, uno dei punti di forza di Jobs era quello di saper trovare i collaboratori perfetti per portare avanti i progetti Apple. Nel corso degli ultimi 10 anni della sua vita, ha speso un sacco di tempo ed energie per creare un gruppo dirigente che potesse funzionare alla perfezione anche senza di lui. Persone come Tim Cook, Jonathan Ive, Phil Schiller, Bob Mansfield, Eddy Cue e Scott Forstall sono elementi ideali per portare avanti il progetto di Jobs anche dopo la sua morte.
Anche qui, però, non sempre le sue scelte sono state perfette. Nel 2008, ad esempio, scelse l’ex dirigente IBM Mark Papermaster come responsabile della divisione hardware di Apple. Scelta, questa, che portò a mesi di lotte interne e di battaglie legali con IBM: ma anche dopo tante diatribe e fatiche, Papermaster lasciò la società dopo soli 18 mesi, a seguito dell’ormai noto antennagate dell’iPhone 4. Più che per questo grave fallimento, però, secondo il Wall Street Journal Papermaster fu allontanano perchè incompatibile con la cultura Apple in senso più ampio.
Insomma, se non riesci a capire la cultura Apple ed entrare in sintonia con il resto del team, non hai un futuro nella società. Jobs era non solo un perfezionista e un grande cultore del design, ma anche un attento osservatore che perdeva interi mesi per scegliere i propri collaboratori.
In ogni caso, anche se l’impronta di Steve Jobs rimarrà per sempre nel DNA di Apple, questo non significa che la società deve seguire dogmaticamente quello che l’ex CEO avrebbe fatto in ogni occasione. Insomma, Tim Cook e soci non devono mai chiedersi “cosa avrebbe fatto Jobs“, perchè fu lo stesso Jobs a dire loro che un tale comportamento non avrebbe portato a nulla di buono. E a questo proposito, Tim Cook racconta un aneddoto: “Una volta Jobs ci raccontò di quando i dipendenti Disney iniziarono a chiedersi cosa avrebbe fatto Walt Disney in determinate situazioni, dopo che il fondatore dell’azienda era morto. Steve mi guardò con il suo sguardo intenso e mi disse che mai avrei dovuto chiedermi cosa lui avrebbe fatto al mio posto. Basta fare ciò che è giusto. E io ho seguito questo consiglio, cercando di fare quello che di volta in volta ho ritenuto più giusto per Apple”.
Ecco perchè Jobs ha speso gli ultimi 10 anni della sua vita anche a preparare Apple per il futuro, dettando una serie di linee guida che tutti i dirigenti conoscono e sono pronti a seguire. E Tim Cook ha recepito questo insegnamento: “Un’altra cosa che Steve Jobs ci ha insegnato è che non dobbiamo concentrarci sul passato. Dobbiamo pensare al futuro. Se hai fatto qualcosa di grande o di terribile in passato, devi dimenticarlo e andare avanti per creare qualcosa di nuovo”.
Ora, la domanda che clienti, appassionati e investitori si fanno è se anche dopo la morte di Jobs, Apple continuerà a ottenere i successi che hanno portato l’azienda ad essere una delle più apprezzate al mondo. In questi 12 mesi, ogni passo falso di Apple ha visto nascere fiumi di inchiostro su “Steve Jobs non avrebbe mai permesso questo...”, e gli ultimi esempi si sono avuti con l’applicazione Mappe in iOS 6 e la lettera di scuse pubblicata da Tim Cook. Ma molti dimenticano che è stato lo stesso Jobs ha chiedere ai suoi ingegneri di abbandonare Mappe di Google e di farlo il prima possibile. Certo, la realizzazione finale aveva diversi buchi, ma già in questi giorni Apple sta correggendo i vari problemi e sta migliorando notevolmente la qualità dell’applicazione. E sono passati solo pochi giorni dal rilascio ufficiale di iOS 6.
Ora tutti criticano il fatto che Apple abbia abbandonato Google, dimenticando che questa azienda in passato ha sempre portato a termine decisioni coraggiose criticate da tutti e che poi si sono rivelate vincenti: l’abbandono dei floppy disk, la fine di OS 9 per il nuovo OS X, la migrazione da PowerPC a Intel, l’addio al lettore CD per i MacBook, la scelta di non applicare Flash su iOS, solo per citare alcune scelte criticate inizialmente da tante persone.
E anche Steve Jobs non è stato esente da critiche e piccoli fallimenti: il lancio di MobileMe fu un disastro, e sapete cosa fece Jobs? Pubblicò una lettera di scuse, si rimboccò le maniche e diede l’avvio ad iCloud, un servizio ora quasi perfetto. Jobs si scusò anche quando venne abbassato il prezzo del modello originale di iPhone, scelta che fece arrabbiare molti utenti. E con l’antennagate dell’iPhone 4 organizzò addirittura una conferenza stampa, per spiegare i motivi di quel problema. Insomma, gli errori ci sono stati con Steve Jobs, ci sono oggi e ci saranno in futuro. Basta rimboccarsi le maniche e proporre prodotti sempre migliori, imparando proprio dagli errori.
Ancora, Jobs volle fortemente utilizzare un nuovo standard di connettività nei Mac chiamato Thunderbolt, ricevendo tante critiche perchè stava abbandonando connessioni classiche, costringendo gli utenti ad acquistare adattatori e nuovi accessori. E ora Apple ha fatto lo stesso con il Lightning su iPhone 5. La tecnologia va avanti, e se non si fanno scelte coraggiose si rischia di rimanere con i floppy disco per anni e anni…
Jobs era anche ossessionato dai dettagli, e Apple sembra aver recepito il messaggio: la qualità costruttiva dell’iPhone 5 è senza eguali, con una minuziosa catena costruttiva che prevede centinaia di passaggi per allineare al meglio display, scocca e componenti interne. Non a caso, agenzie indipendenti, giornali generalisti e critici hanno definito l’iPhone 5 il miglior smartphone mai realizzato da Apple.
Appare chiaro, quindi, che Apple e il suo gruppo dirigente sono modellati secondo la visione di Jobs di come Apple dovrebbe funzionare. Quando negli anni ’80 Jobs venne allontanato, la situazione era ben diversa: non vi era un gruppo dirigente plasmato sulle sue convinzioni, non esisteva ancora una “filosofia” Apple e molte cose non erano ancora state organizzate al meglio. Tutto questo non è accaduto oggi. Apple senza Steve Jobs è molto simile alla Apple con Steve Jobs. Apple, più di ogni singolo prodotto che verrà rilasciato in futuro, è sicuramente l’eredità più importante di Steve Jobs.
E come lo stesso Tim Cook ha ricordato nella lettera commemorativa dedicata a Steve Jobs, “Uno dei più grandi doni che Steve ha regalato al mondo è Apple… Noi condividiamo il grande privilegio e la responsabilità di portare avanti la sua eredità nel futuro”.