Manca ormai poco all’uscita italiana del film JOBS dedicato alla vita di Steve Jobs, per questo iPhoneItalia vuole accompagnarvi nell’attesa condividendo con voi tutte le informazioni e le curiosità su questo film.
Il film dura 128 minuti ed uscirà nelle sale italiane il prossimo 14 novembre.
JOBS è prodotto da Mark Hulme. Il direttore della fotografia è Russell Carpenter (Titanic, Una spia non basta). Il montaggio è di Robert Komatsu (“American Horror Story,” Frost/Nixon). Le scenografie sono di Freddy Waff (Drive, The Social Network). I costumi sono di Lisa Jensen (Swing Vote – Un uomo da 300 milioni di voti). Il film è co-prodotto da Gil Cates Jr. (Lucky).
Il film è interpretato da Ashton Kutcher (Amici, amanti e…, “Due uomini e mezzo”), Dermot Mulroney (“New Girl,” The Grey), Josh Gad (“1600 Penn,” “The Book of Mormon”), Lukas Haas (Inception), J.K. Simmons (“The Closer,” Juno), Lesley Ann Warren (“In Plain Sight – Protezione testimoni”), Ron Eldard (Super 8, Sleepers), Ahna O’Reilly (The Help, Fruitvale Station), John Getz (The Social Network), James Woods (Sotto assedio – White House Down, Il giardino delle vergini suicide), e Matthew Modine (Il cavaliere oscuro – Il ritorno). È diretto da Joshua Michael Stern (Swing Vote – Un uomo da 300 milioni di voti, Neverwas – La favola che non c’è) su sceneggiatura di Matt Whiteley.
SINOSSI
Basta un solo uomo per iniziare una rivoluzione. Il film racconta l’epica e turbolenta storia di come Steve Jobs abbia aperto nuove strade che hanno cambiato la tecnologia e il nostro mondo per sempre. Questa la straordinaria parabola di vita di Jobs, autentico innovatore e imprenditore pionieristico, che non ha permesso a niente e a nessuno di ostacolarlo sulla via verso il successo.
Il film
Ripercorrendo gli anni dal 1971 al 1991, Ashton Kutcher interpreta il cofondatore della Apple Steve Jobs nella storia epica che racconta del geniale e appassionato imprenditore la cui singolare visione ha inaugurato una rivoluzione digitale che ha cambiato il nostro modo di vivere e comunicare per sempre.
Cresciuto in un sobborgo operaio nel nord della California, dopo essersi ritirato dal Reed College, Steve Jobs è un’anima persa alla disperata ricerca di un’identità. Viaggia in India alla ricerca dell’illuminazione e, come tanti della sua generazione, sperimenta droghe allucinogene, trovandosi alla fine a sgobbare nell’anonimato per un creatore di videogame senza grandi speranze. Insofferente verso i limiti della vita impiegatizia, si tuffa nel marketing per promuovere una scheda computer inventata da un suo amico d’infanzia, il cervellone Steve “Woz” Wozniak (Josh Gad). Usando le sue innate qualità di marketing unite alle conoscenze tecnologiche, Jobs convince il proprietario di un vicino negozio di elettronica ad acquistarne 100 unità. Arruola una manciata di amici per assemblarle nel garage dei suoi genitori, ed è così che nasce la Apple!
Muovendosi a tutta velocità, con il sostegno dell’investitore Mike Markkula (Dermot Mulroney), i prototipi di Woz si evolvono, diventando i primi personal computer al mondo. Guidata dalla incessante ricerca di Jobs per l’eccellenza e il suo disprezzo per lo status quo, la Apple trasforma il mondo dell’informatica, costringendo giganti come IBM a tenere il passo. Ma vi è un lato oscuro del carisma di Jobs: una spaventosa mancanza di compassione che lascia dietro di sé una scia di amori abbandonati, amici traditi e colleghi disillusi.
Con l’espansione della Apple, che si trasforma in multinazionale, il perfezionismo di Jobs e il suo stile provocatorio alla fine si ritorcono contro di lui. A causa della sua insistenza sull’investire fortissime somme aziendali su un prodotto dalla non confermata efficacia, il Macintosh, viene allontanato dal consiglio d’amministrazione e costretto a fare un passo indietro a favore dell’ex manager della Pepsi John Sculley (Matthew Modine). Ma senza la visionarietà e la leadership di Jobs, l’azienda si allontana sempre di più dall’obbiettivo che Jobs aveva perseguito per una vita, vale a dire creare computer eleganti e intuitivi che servano come naturali estensioni dei loro utenti. Più di un decennio dopo un nuovo consiglio d’amministrazione decide che Jobs è il solo uomo a poter ridare lustro alla mela. Di nuovo al comando della Apple, Jobs dà all’azienda una direzione che trasformerà la piccola start-up di una volta in una delle aziende più preziose al mondo, dando vita a una serie di prodotti innovativi che cambieranno per sempre la tecnologia – e il nostro modo di vivere.
La produzione
Quando lo scrittore e regista Joshua Michael Stern ha scoperto che un imprenditore ed editore di Dallas, senza alcuna esperienza nel mondo del cinema, aveva intenzione di produrre un film su Steve Jobs, è stato subito attratto dall’idea. Stern era venuto a sapere, tramite un amico, che Mark Hulme aveva commissionato a un suo dipendente, Matt Whiteley, una sceneggiatura ispirata alla vita di Steve Jobs e che era attualmente alla ricerca di un regista.
“Ecco qualcuno di completamente estraneo al mondo del cinema che voleva veramente rischiare – entrando in uno spazio a cui era alieno e lavorandoci come nessuno aveva mai fatto prima,” ricorda Stern. “Per me, in quanto cineasta, era interessantissimo e trovavo che fosse qualcosa di molto vicino allo spirito dello stesso Steve Jobs.”
Ancora più avvincente della genesi del film, tuttavia, era il soggetto, che a Stern sembrava tagliato perfettamente per un lungometraggio. “La storia di quello che è riuscito a fare Steve Jobs, pur essendo nato in una famiglia del ceto medio-basso, fondando con Steve Wozniak in un garage un’impresa che avrebbe completamente cambiato il modo in cui tutti noi operiamo giorno dopo giorno, è assolutamente esaltante,” dice il regista. “Aveva uno spirito innovativo e una determinazione che l’hanno portato a raggiungere obiettivi che chiunque altro avrebbe trovato impossibili.”
Dopo aver visto il secondo film di Stern, Swing Vote – Un uomo da 300 milioni di voti, e dopo una serie di conversazioni telefoniche ed email tra lui e Stern, Hulme ha invitato quest’ultimo a Dallas, dove gli ha fornito ogni dettaglio sull’ambizioso progetto in cui voleva imbarcarsi.
Il produttore ha spiegato a Stern che era stato ispirato a realizzare il film dopo la reazione globale alle dimissioni di Jobs da amministratore delegato della Apple ad agosto del 2011. La notizia delle dimissioni era rimbalzata su Internet creando sgomento ed entrando anche nell’azienda dello stesso Hulme, dove i dipendenti sbigottiti s’incontravano nei corridoi per discuterne.
All’epoca Hulme era impegnato nelle fasi iniziali del lancio di una nuova società di produzione cinematografica, senza aver però ancora trovato un progetto convincente. Ma tutto quello che era successo il giorno delle dimissioni di Jobs, dallo sguardo sui volti dei suoi dipendenti alla marea incessante di servizi giornalistici da tutto il mondo, convinsero Hulme che doveva essere proprio Jobs il soggetto del suo primo film.
Non avendo relazioni a Hollywood, Hulme si è rivolto a Whiteley, un membro particolarmente talentuoso del suo staff creativo, chiedendogli se fosse interessato a scrivere la sceneggiatura. Deciso a rappresentare la vita di Jobs e gli eventi che hanno circondato la formazione della Apple nel modo più preciso possibile, Hulme ha anche messo su una squadra di ricercatori per setacciare le montagne di documenti, interviste e articoli sull’argomento, mentre lo stesso Whiteley ha intervistato diversi personaggi che hanno lavorato con Jobs alla Apple e in altre aziende.
Forte di queste ricerche meticolose, Whiteley ha cominciato a lavorare per dar vita a questa storia di successo tipicamente americana. Era già nel pieno del lavoro quando a ottobre del 2011 la notizia della morte di Jobs ha sconvolto il mondo. A fine anno la sceneggiatura JOBS era arrivata a occupare oltre 250 pagine, più o meno il doppio dello standard, e Whiteley ha passato i mesi successivi ad affinare la storia e ridurla a un copione per un film di circa due ore, concentrandosi sui momenti chiave della carriera di Jobs e sulle persone e gli eventi che l’hanno aiutato a diventare uno degli imprenditori più influenti della storia americana.
“Steve Jobs aveva questa comprensione incredibile delle cose nel loro quadro più ampio, che manca alla maggior parte di noi,” dice Whiteley. “Mentre tutti noi pensiamo all’immediato, Jobs aveva una prospettiva su come tutto si può connettere, anche 10, 15 anni nel futuro. Come faceva a vivere e lavorare nel futuro non lo so, ma è qualcosa sicuramente alla radice della sua genialità.”
Whiteley ha scelto di concentrarsi sul periodo della vita di Jobs che va da quand’era ventenne ai 45 anni circa, l’epoca in cui ha dovuto superare moltissimi ostacoli per costruire la Apple, perdendone a un certo punto il timone, prima di tornarvi per farle raggiungere vette storiche.
Per Stern la sceneggiatura aveva una qualità quasi shakespeariana, per il modo in cui racconta i primi successi dell’ambizioso leader, la sua caduta, il successivo girovagare in una proverbiale desolazione, e infine la sua redenzione. “È un periodo della sua vita che molti non conoscono,” dice il regista, che ha firmato con entusiasmo la sua adesione al progetto all’inizio del 2012. “Molti non sono al corrente di quello che ha passato quest’uomo prima dell’uscita del primo iMac. È stata solo la sua più assoluta determinazione in tutti quegli anni a far sì che riuscisse a ottenere tutto quello che ha ottenuto, oltre, naturalmente al genio di Steve Wozniak e degli altri collaboratori.”
“Una delle sfide più grandi incontrate dai realizzatori del film è stata quella di fare un ritratto preciso di un uomo proverbialmente enigmatico,” dice Stern. “Pochissimi sanno chi era veramente. Era un uomo straordinario, assolutamente risoluto e spesso volubile. Quindi la sfida era di fare svolgere la storia senza speculare sulle ragioni dietro le sue azioni.”
Stern sapeva che, nonostante lo status di Jobs come icona di un’imprenditoria all’avanguardia e figura pubblica carismatica, il film avrebbe avuto una grande risonanza tra il pubblico solo se si fosse riuscito a dar autenticamente vita al personaggio sullo schermo.
“Un personaggio deve sempre vivere e respirare in un film. Quindi, per molti aspetti, ho evitato la pressione di dover raccontare la storia di una figura mitica e ho semplicemente raccontato la storia di un uomo che ha fatto delle cose incredibili e illuminanti. Qualcuno che, contro ogni previsione, ha introdotto nel mondo qualcosa che non era mai esistito prima. Qualcosa che ora è diventata parte del tessuto della nostra cultura, di cui non possiamo immaginare l’assenza. È questa la storia di Steve Jobs.”
La ricerca di Steve Jobs
La prima vera sfida di qualsiasi film biografico è la ricerca dell’attore protagonista – qualcuno che abbia le giuste caratteristiche fisiche e capacità attoriali, nonché un certo magnetismo, e che faccia trapelare sullo schermo un’affinità particolare con il personaggio in questione. I realizzatori di JOBS hanno trovato tutto questo in Ashton Kutcher.
“La prima volta che ho incontrato Ashton, per molti versi era già Steve Jobs,” ricorda Stern. “La somiglianza fisica è impressionante. Ma, ancora di più, quando mi sono seduto davanti a lui, ho visto che stava già convogliando il personaggio – un’intensità che si è presentata immediatamente. Era più di una posa, più di una mimica. Era già emotivamente dedito al ruolo. Dopo quell’incontro, sapevo che la parte era sua.”
Hulme concorda che Kutcher era perfetto per Jobs, e non solo per la perturbante somiglianza con il cofondatore della Apple. “Ha una profonda connessione con Steve Jobs. Con tutto ciò che lo riguarda, la qualità, gli standard, l’amore per la tecnologia. Penso che sia sempre stato in connessione con lui, che sia sempre stato in empatia con Jobs. Inoltre, è una persona incredibilmente intelligente.”
Kutcher dice di essere rimasto sorpreso della forza della sua connessione con Jobs il giorno della morte del famoso innovatore. “Quando Steve Jobs è venuto a mancare, ho avuto una stranissima reazione emotiva e non riuscivo a spiegarmi perché: ‘Wow, perché mi ha turbato tanto questa cosa?’ Quindi, ho cominciato a pensare a tutti i modi in cui questa persona ha influito sulla mia vita, e ho cominciato a trovare tutte le informazioni possibili su di lui.”
Poco dopo la scomparsa di Jobs l’agente di Kutcher gli ha consegnato la sceneggiatura di Whiteley. L’attore l’ha letta subito e non vedeva l’ora di cominciare a lavorare sull’interpretazione di Jobs e poter così anche omaggiare un uomo il cui genio – come quello di Thomas Edison o Henry Ford – è evidente tutto intorno a noi. Sottolinea che Jobs è stato eccezionale nella sua abilità a fondere forma e funzione, creando prodotti al contempo molto belli stilisticamente e che funzionano alla perfezione. “È molto raro trovare qualcuno che riesca a combinare le due cose – forse un Leonardo Da Vinci, capace di dipingere La Gioconda e di costruire macchine per volare.”
Subito dopo aver firmato il contratto, l’attore ha lavorato senza sosta per mesi, imparando tutto quello che poteva sulla personalità e le idiosincrasie di Jobs, studiando anche la storia e il lato tecnico dei prodotti Apple.
Quando sono iniziate le riprese, i coprotagonisti di Kutcher sono rimasti strabiliati dalle sue precisissime conoscenze informatiche. Lukas Haas (Inception, Witness – Il testimone), che nel film interpreta Daniel Kottke, l’amico con cui Jobs ha viaggiato in India da giovane, ricorda una particolare pausa tra le riprese di una scena in cui deve saldare la scheda madre dell’I-Mac.
“Io sto lì che saldo, ma non so che diavolo sto facendo, non so come funziona tutta quella roba,” dice Haas. “Mentre Ashton ne parlava in tutti i dettagli. Aveva studiato la cosa. Non solo sapeva tutto su Steve e sulla Apple, ma sapeva tutto persino su come funzionano i circuiti.”
Josh Gad, che interpreta il cofondatore della Apple Steve Wozniak, dice che anche lui è stato ispirato dall’impegno di Kutcher verso l’autenticità tecnologica. “Stavamo sul set, seduti davanti a un circuito, e lui lo guardava e spiegava, ‘questo dettaglio non era stato ancora inventato all’epoca.’ E il reparto ricerche ha controllato e ha scoperto che aveva ragione. Cose del genere sono successe più volte. Spesso si trattava di dettagli minimi, ma si era talmente immedesimato nel ruolo che era informato su tutto.”
Second Kutcher la caratteristica determinante di Jobs era la sua concentrazione assoluta sugli obiettivi vicini e la sua capacità di dire no a qualsiasi cosa si allontanasse da quegli obiettivi. L’oggetto della concentrazione di Jobs, spiega l’attore, era quasi sempre la creazione di qualcosa che avrebbe dato al consumatore la miglior esperienza possibile. “Si preoccupava più di chiunque altro – con ogni fibra del suo essere – della qualità di quell’esperienza. Ha dedicato tutta la sua vita alla realizzazione dei migliori apparecchi elettronici personali al mondo e, secondo me, finora ci è riuscito.”
Nessun ritratto cinematografico di Jobs sarebbe completo senza l’esplorazione del suo lato oscuro. L’osservazione di Whiteley è che la grandezza incarnata da Jobs comporta sempre dei sacrifici – e in questo caso a essere penalizzati sono i rapporti personali.
“Non è mai partito con l’intento di fare del male a qualcuno,” spiega lo sceneggiatore. “Il fatto è che non ti permetteva di essergli di ostacolo. Se non vedevi quello che lui vedeva, lo stavi semplicemente rallentando. E sì, ci sono stati dolori – rotture di amicizie, rapporti rovinati – ma se capivi il suo modo di operare, trovando una nicchia all’interno della sua visione, allora saresti stato al suo fianco per moltissimo tempo.”
La disponibilità di Jobs a sacrificare i suoi legami personali era estesa nei primi tempi persino al suo rapporto – o mancanza di rapporto – con la sua prima figlia, avuta con una giovane donna da tempo cancellata dalla sua vita. “Abbandonò la figlia per anni, negando la paternità anche dopo che i tribunali l’avevano comprovata con un’attendibilità del 95 percento,” dice Whiteley, che ha drammatizzato questo conflitto nella sceneggiatura.
Secondo Stern, Jobs aveva difficoltà a entrare in comunicazione con gli altri esseri umani in generale – una caratteristica che a volte lo faceva sembrare spietato. “Era un fondamentalista. Vedeva le cose in bianco e nero, mentre gli esseri umani sono fatti di sfumature di grigio. Sono a metà strada, e lui non riusciva a capirlo, non vedeva queste sfumature. Personalmente, credo che non riuscisse neanche a percepire il dolore nel volto degli altri. Non credo che fosse intenzionalmente malvagio; credo solo che non fosse in grado di capire se un’altra persona stava soffrendo.”
Un aspetto chiave della vita di Jobs, che è alla base di gran parte del film, è il modo in cui ha dovuto affrontare la realtà di essere stato affidato a una famiglia adottiva da parte dei suoi genitori biologici. “Steve era sempre alla ricerca di figure paterne – si è sempre sentito in qualche modo abbandonato dal padre,” dice Stern.
Qualcosa che forse è collegato a tutto questo, secondo Kutcher, è il fatto che Jobs era sempre alla ricerca di un socio creativo di cui fidarsi – come il genio della tecnica Steve Wozniak, l’investitore Mike Markkula o il virtuoso del marketing John Sculley.
“I tre uomini rappresentano aspetti diversi di questa ricerca, e con tutti e tre in momenti diversi le cose sono andate a dir poco storte,” dice Kutcher. “Tutti noi passiamo la nostra vita alla ricerca di partner. E una specie di pilastro di questo film è la storia di un uomo che vuole creare qualcosa, che vuole cambiare il mondo, che vuole fare la differenza e che cerca qualcun’altro con cui farlo.”
Matthew Modine (Il cavaliere oscuro – Il ritorno), che interpreta John Sculley nel film, dice che Jobs aveva imparato a prendere colpi che avrebbero messo k.o. qualunque altro comune mortale. “Nella boxe c’è il termine ‘pivot,’ non so chi l’abbia inventato, ma significa girarsi e cambiare direzione per attenuare il colpo ricevuto- Ecco, Steve Jobs era un maestro del pivot. Quando le cose non gli andavano bene, come quando è stato cacciato senza tante cerimonie dalla società che aveva creato, passando però alla Pixar, effettuava dei pivot.”
A volte i pivot di Jobs lasciavano gli altri nella polvere, come per esempio Sculley – l’uomo dietro la pioneristica pubblicità televisiva della Apple del 1984 e ispirata al “1984” orwelliano. Modine, che è andato a incontrare Sculley personalmente, dice che quest’ultimo è ancora turbato dal modo brusco in cui si è concluso il suo rapporto con la Apple.
“La personalità di Jobs, il suo modo di reagire quando si sentiva tradito o quando non aveva più bisogno di qualcuno, lo portava semplicemente a scartare queste persone dalla sua vita, le toglieva di mezzo come un dente marcio.” Spiega Modine. “Ma a volte finiva col togliere di mezzo denti più che sani.”
Un altro dei personaggi del film che è stato scaricato da Jobs è il cofondatore della Apple Steve “Woz” Wozniak. Per la parte del bonario genio informatico i realizzatori hanno scelto l’attore e scrittore Josh Gad, che al momento era protagonista a Broadway del musical premiato ai Tony Awards “The Book of Morman.”
“Dopo aver ricevuto il copione, mi sono trovato a leggerlo pagina dopo pagina, neanche fosse un libro di Harry Potter. Non riuscivo a staccarmene. Era un lato di Steve Jobs di cui non sapevo nulla. La mia idea di Jobs era quella dell’ imprenditore amato dai media, quell’immagine che ha dato di se a partire dalla fine degli anni ’90 fino alla sua prematura scomparsa.”
“La leggevo e mi dicevo,‘Dio, ma è incredibile – come mai non ne sapevo niente?’” Continua Gad. “Quindi ho immediatamente chiamato il mio agente e gli ho detto,‘devo assolutamente entrare in questo progetto.’ Poi ho incontrato Josh e Ashton, e sono diventato Woz.”
Gad è felicissimo di aver interpretato Wozniak, un uomo che oggi molti conoscono solo per la sua apparizione a ‘Dancing with the Stars.’ (la versione americana di ‘Ballando con le stelle’)”
“In realtà si tratta di uno dei più importanti inventori del 20esimo secolo, l’uomo che ha praticamente inventato il personal computer. Prima della sua invenzione non esisteva un computer con monitor e tastiera che potevi portarti a casa.”
Uno dei fili del film è lo sviluppo del rapporto tra Woz e Jobs, dai tempi in cui erano due giovani amici che davano vita a una piccola società nel garage dei genitori di Jobs, passando per l’enorme successo della loro impresa, fino alla loro separazione.
“Woz è un simpaticone, un tipo socievole e amabile che ha una specie di teoria socialista sulla condivisione delle sue creazioni,” dice Gad. “Mentre Jobs era molto più concentrato sul profitto, sulla creazione di una grande impresa. Il film si focalizza su questa dinamica e su questo viaggio.”
Dermot Mulroney (The Grey) interpreta l’investitore Apple dei primi tempi Mike Markkula. Dopo aver lasciato la Intel all’età di 32 anni, Markkula era alla ricerca di una start-up da finanziare e ha saputo della neonata società di Jobs e Wozniak da un altro investitore, Don Valentine. “Il mio personaggio entra proprio quando i due stanno creando l’Apple II e stacca un assegno. Ed è allora che le cose partono sul serio,” dice Mulroney. “Rimango un partner attivo di Steve Jobs per circa 10 anni. Poi Jobs lascia la società e io sono ancora al mio posto quando vi fa ritorno. Poi sarà lui a farmi fuori. È una specie di conflitto societario tra volontà diverse.”
Anche se Mulroney non sapeva molto della storia della Apple, era consapevolissimo dell’impatto che ha avuto sulla nostra vita quotidiana. Ha cercato di drammatizzare quest’ aspetto nella prima scena del film in cui appare, quando giunge al garage dei genitori di Jobs a Palo Alto. “Il mio personaggio è chiaramente molto benestante. Arriva alla guida di una Corvette d’oro e indossando un abito verde color dollaro. Ma la mattina, prima di girare, pensavo: ‘come facevi a trovare la casa di qualcuno nel 1977? Potevi anche essere miliardario, ma non potevi certo cercarla sul tuo iPhone. Quindi mi sono procurato un organizzatore personale tipo FiloFax e una mappa. Era un mio ammiccamento al mondo che è cambiato. Volevo arrivare davanti casa di Jobs sottolineando come tanto tempo fa si trovava casa di qualcuno: ti annotavi l’indirizzo e lo cercavi su una mappa.”
Il garage
Gran parte di JOBS è stato girato nella San Fernando Valley, una zona suburbana di Los Angeles molto simile alla città di Cupertino, nella Silicon Valley, dove ha sede la Apple. Ma Hulme ha insistito che le prime scene del film fossero girate nei luoghi dove gli eventi hanno realmente avuto luogo: il garage dei genitori adottivi di Jobs.
È stata una grande emozione per Whiteley ottenere il permesso di girare in questa location. “Aver avuto questa incredibile opportunità di girare nei luoghi reali dove Steve e Woz saldavano circuiti e chiamavano potenziali clienti è stata un’esperienza unica per noi, e lo sarà per il pubblico che seguirà lo svolgersi di questa storia.”
Stern dice che qualsiasi diffidenza iniziale è sparita quando ha messo piede nel garage per la prima volta durante il location-scouting. “È stata una scelta ispirata e il modo migliore per iniziare il film. Ha anche fatto avvicinare a livello personale tutte le persone coinvolte nella produzione.”
Haas concorda. “Era incredibile trovarsi nel vero garage dove tutto è nato. Non mi era mai capitato di girare nella vera location dove ha avuto luogo un evento storico. Era difficile convincersi che era veramente lì che è nato tutto, perché assomigliava a qualsiasi altro garage suburbano. Non ha niente di speciale in sé, ma è il posto dove è successo qualcosa di veramente speciale.”
Per il regista Josh Michael Stern, tuttavia, la parte più memorabile della lavorazione del film è stata girare la scena della West Coast Computer Faire del 1977, che ha rappresentato il vero trampolino di lancio di Apple II e la presentazione di Steve Jobs al mondo.
“Ho trovato le scenografie perfette, poi entra in scena Ashton nei panni di Steve, ed è identico a lui in tutto e per tutto. Sembrava di rivivere quel momento. Ha fatto il suo discorso e avevamo un sacco di comparse che applaudivano e lo incitavano. È stato come un viaggio nel tempo.”
Secondo Stern, Steve Jobs aveva una vocazione quasi spirituale, una missione per cui ha lavorato tutta la vita. “Parliamo di un uomo che per tutta la vita non ha mai veramente vissuto a più di 10 chilometri da dove è nato. Era un uomo costante e dalle abitudini consolidate. Deve essere davvero difficile pensare a una sola cosa e credere in una sola cosa per tanto tempo. Se non tra chi ha una vocazione religiosa, è molto difficile trovare qualcuno di simile a Steve Jobs, qualcuno che s’impegna in una sola cosa con tanta tenacia.”
O, come dice Ashton Kutcher: “Tutto quello che Steve Jobs ha fatto, lo ha fatto per una ragione. Alcuni non saranno stati d’accordo con questa ragione, ma credo che sia un uomo che sarà celebrato per moltissimo tempo ancora.”
Il cast
ASHTON KUTCHER (Steve Jobs) Ashton Kutcher è attore, investitore in tecnologie e produttore. Nel 2000 è cofondatore della Katalyst, una media company che si occupa di creare materiale originale per cinema e TV. Nel 2010 la Katalyst entra nella top 50 delle aziende più innovatrici stilata da Ad Age e nella Top 10 di quella stilata dalla rivista Fast Company. Nel 2011 Kutcher crea un fondo per le nuove imprese, la A-Grade Investments, insieme a Ron Burkle e Guy Oseary. Fino a oggi la A-Grade ha investito in diverse società tecnologiche, tra cui Spotify, Airbnb, Foursquare, Fab, Uber, Dwolla e Path.
Attualmente Kutcher è tra i protagonisti della serie comica della CBS Due uomini e mezzo. Il programma è al secondo posto della classifica delle commedie più seguite negli Stati Uniti. Kutcher diventa noto al grande pubblico nei panni di Michael Kelso nella serie della Fox durata otto stagioni That 70’s Show. Segue una lunga serie di film di successo, tra cui Notte brava a Las Vegas con Cameron Diaz, The Guardian – Salvataggio in mare con Kevin Costner, Amici, amanti e… con Natalie Portman e il film cult Fatti, strafatti e strafighe. Tra i film della Katalyst, citiamo lo stesso Amici, amanti e…, Killers, The Butterfly Effect e Indovina chi. Tra i prodotti per la TV, ricordiamo Punk’d e Beauty and the Geek (format adottato anche in Italia con il titolo “La pupa e il secchione”). Tra i prodotti digitali della Katalyst, ricordiamo i progetti per la campagna Curve ID della Levi’s, vincitrice del premio OMMA 2011 per miglior campagna integrata di un prodotto di moda; per la Mountain Dew il progetto “DEWmocracy,” e per le Nazioni Unite la campagna “Malaria No More.”
Nel 2009 Kutcher co-crea Thorn: Digital Defenders of Children (I difensori digitali dei bambini) (www.wearethorn.org). I Thorn esistono per contrastare i comportamenti da rapaci di chi abusa dei bambini, chi traffica in minorenni, cerca rapporti sessuali con essi o crea e condivide pedo-pornografia. Dato che questi crimini sono sempre più facilitati dalle tecnologie, Thorn investe nella creazione di tecnologie avanzate specifiche per contrastare lo sfruttamento sessuale dei minori. Nel 2010 Kutcher è nominato dalla rivista Time una delle 100 persone più influenti del mondo. Da tempo è riconosciuto per le sue conoscenze tecnologiche e per la sua abilità nell’uso dei social network.
JOSH GAD (Steve Wozniak) porta il suo spirito arguto, il suo humour e una grande profondità ai suoi ruoli sia per il grande che per il piccolo schermo. È recentemente apparso in Gli stagisti di Shawn Levy, al fianco di Vince Vaughn e Owen Wilson. Prossimamente Gad sarà coprotagonista, al fianco di Gwyneth Paltrow, Mark Ruffalo e Tim Robbins, di Thanks for Sharing. Il film è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival di Toronto.
Gad sta attualmente coscrivendo Triplets, il sequel della commedia di successo di Ivan Reitman, I gemelli. Il film vedrà tra i protagonisti Arnold Schwarzenegger, Danny DeVito ed Eddie Murphy.
Gad è anche un talentoso doppiatore e prossimamente lo sentiremo nel film d’animazione Me and My Shadow, al fianco delle voci di Kate Hudson e Bill Hader. Presterà la voce a Olaf nel film d’animazione Frozen, al fianco di Kristen Bell e Jonathan Groff. Tra gli altri suoi lavori di doppiatore, ricordiamo L’era glaciale 4 – Continenti alla deriva, al fianco di Ray Romano, Queen Latifah, Jennifer Lopez e John Leguizamo.
Tra gli altri film che lo vedono protagonista, citiamo Amore & altri rimedi di Ed Zwick, con Jake Gyllenhaal, Anne Hathaway, Judy Greer e Hank Azaria; The Rocker – Il batterista nudo di Shawn Levy, al fianco di Rainn Wilson; 21, al fianco di Kate Bosworth, Lawrence Fishburne e Kevin Spacey, e Crossing Over, con Harrison Ford, Sean Penn, Ray Liotta e Ashley Judd.
Gad è co-creatore della commedia della NBC “1600 Penn,” di cui è anche produttore esecutivo e uno dei protagonisti, nei panni di Skip Gilchrist, il maldestro figlio maggiore del Presidente (Bill Pullman), i cui sinceri tentativi di fare la cosa giusta tendono ad andare storti.
Sempre per il piccolo schermo, Gad ha prestato la voce a Woodie per la serie animata di MTV “Good Vibes,” e ha interpretato il protagonista della serie della BBC Worldwide “Gigi: Almost American.” È apparso come guest in serie di successo come “New Girl,” “Bored to Death – Investigatore per noia,” “Californication” e “Modern Family.”
Gad ha avuto un successo travolgente a Broadway nei panni di Elder Cunningham nella commedia musicale vincitrice del premio Tony “Book of Mormon.” Gad è stato candidato a vari premi, tra cui i Tony Awards, i Drama League Awards e gli Astaire Awards, vincendo un Outer Critics Circle Award. Ha debuttato a Broadway con la produzione vincitrice del premio Tony di “The 25th Annual Putnam County Spelling Bee.”
Tra gli altri suoi lavori per il teatro, citiamo “All in the Timing” (Elephant Asylum), “Il Crogiuolo” (PPT), “La famiglia Antrobus” (CMU) e “Axis of E” (York Theatre).
Gad ha subito intrapreso la carriera teatrale dopo il diploma presso la scuola di arti drammatiche Carnegie Mellon. Si è poi dedicato alla commedia, co-fondando una sua compagnia teatrale, The Lost Nomads Comedy Troupe.