La Apple dei record non convince in borsa, i margini calano, i profitti anche | Approfondimento

Apple macina-record. Come già vi avevamo raccontato nella serata di ieri a margine della presentazione dei risultati fiscali del quarto trimestre 2013, Apple incassa l’ennesimo record sulla vendita degli iPhone ma il titolo in borsa scende, le previsioni degli analisti vengono, seppur di poco, non rispettate e anche gli utili sono in contrazione. Ma com’è possibile che Apple, che vende i suoi costosissimi prodotti sempre di più, abbia una contrazione degli utili? La riposta è in gran parte nei margini, ancora in calo. E a proposito di margini, ma quanto intasca, veramente, Apple dalla vendita dei suoi prodotti? Sono veramente così cari i prodotti della mela?

apple_business_logo_iphoneitalia

I dati di ieri parlano chiaro e sono dati importanti. Apple ha realizzato un fatturato trimestrale di 37,5 miliardi di dollari e un utile netto trimestrale di 7,5 miliardi di dollari. Questi risultati vanno raffrontati con lo stesso periodo del 2012, quando Apple fece registrare “solo” 36 miliardi di fatturato ma riuscendo a portare “a casa” un utile di 8,2 miliardi di dollari. E il nodo, è tutto qui.

Come si può incassare più denaro ma avere un utile minore? L’economia spicciola ci viene in soccorso ed in fondo è anche un esercizio banale: aumentano le spese, ovviamente. E ciò porta ad una semplice ed inevitabile conseguenza, il calo dei margini.
E’ il settimo trimestre consecutivo per Apple che questo avviene: siamo infatti passati da un margine lordo del 40% all’attuale 37%. Nonostante il nuovo dato sia stato letto da alcune testate autorevoli come “deludente” (tutt’altro, è un signor risultato) la contrazione dei margini non è certo il prototipo di notizia che fa felice l’investitore, anzi.

A cosa è dovuta questa contrazione? Ma soprattutto, cosa sono questi margini lordi? Il margine operativo lordo (MOL) è un indicatore di redditività che evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione caratteristica, al lordo, quindi, di interessi (gestione finanziaria), tasse (gestione fiscale), deprezzamento di beni e ammortamenti. Il MOL è un dato più importante dell’utile per gli analisti finanziari perché permette di vedere chiaramente se l’azienda è in grado di generare ricchezza tramite la gestione operativa, escludendo quindi le manovre fatte dagli amministratori dell’azienda (ammortamenti e accantonamenti, ma anche la gestione finanziaria) che non sempre danno una visione corretta dell’andamento aziendale (fonte Wikipedia).

Adesso, nella nostra disamina della situazione, facciamo un piccolo passo indietro. 

Avete presente la puntuale polemica che avviene all’indomani del solito sito che smonta pezzo pezzo i nostri iPhone e ne stima i costi della componentistica in (più o meno) 150 dollari e le polemiche di chi crede che Apple guadagni mediamente 500 e più dollari per iPhone? Ecco, bene. In realtà in media,  i prodotti Apple hanno un margine lordo, come abbiamo visto, del 37%, ovvero, al netto delle tasse, della gestione finanziaria (come abbiamo letto prima) parliamo di una fetta di poco oltre un terzo rispetto al prezzo di acquisto, che è mediamente l’obiettivo delle aziende che producono prodotti elettronici. Questo dovrebbe far riflettere molto su quanto incidano costi di gestione, costi della manodopera, costi di eventuali acquisizioni, investimenti, marketing, sviluppo hardware e software, ricerca e sviluppo, ecc ecc.. Siamo certi che molti, se non moltissimi, immaginassero una percentuale ben più alta di profitto per Apple, visti i prezzi notoriamente sempre molto alti dei suoi prodotti. Se poi ci aggiungiamo anche le tasse, il gioco è fatto. Apple fattura 37.5 miliardi e ne incassa 7.5, una percentuale intorno al 20%.

Sono, quindi, così ingiustificatamente alti (come molti affermano) i prezzi dei prodotti Apple? Facendo salvo il principio che siamo noi utenti a determinare il prezzo di un prodotto, agendo sulla domanda dello stesso, probabilmente la risposta è comunque no. Non così tanto come intuitivamente verrebbe da pensare, almeno. Chiaramente il discorso prezzi meriterebbe mille e più precisazioni, il primo e doverosissimo appunto è che, facendo un discorso così generale, mettiamo nel calderone tutte le versioni di tutti i prodotti Apple, servizi inclusi. E’ chiarissimo che un iPhone 5s da 64Giga, ad esempio, da 949€ abbia dei margini estremamente maggiori della media del 37%, come è altrettanto chiaro che non possiamo aspettarci un margine altissimo su un iPad mini da 16 giga solo WiFi.

Ed è proprio qui che nasce il “problema dei margini” per Apple. Alcuni analisti si aspettavano che con l’uscita del 5s la situazione si sarebbe ristabilita e che Apple sarebbe tornata a macinare oltre che i record di vendite e fatturato, anche quello degli utili e degli alti margini. Questo perché, non avendo stravolgimenti sul fronte iPhone (in fondo il 5s può ereditare ad esempio molte delle catene produttive del suo predecessore) i costi sarebbero dovuti essere minori. Alcuni analisti si aspettavano anche un calo del prezzo delle memorie Nand e c’è da dire che anche iPhone 5c, sul fronte dei margini, avrebbe dovuto aiutare. Ma i recenti risultati dimostrano che così non è stato.
E’ impossibile sapere, se non da un analisi di tutt’altro tipo e rigore, quali siano state le cause di questo ulteriore ribasso delle marginalità lorde e nella fattispecie quali voci di spesa abbiano influito negativamente sul risultato. Le cause potrebbero essere i costi per lo sviluppo di nuovi prodotti, acquisizioni più importanti (sappiamo infatti di importanti investimenti in Sharp e TMSC), probabilmente sul prezzo della componentistica anche il lento abbandono verso Samsung avrà avuto il suo prezzo da pagare per Cupertino. Il risultato a monte è comunque chiaro ed evidente, produrre i prodotti Apple ha un costo elevatissimo (che molto spesso si traduce in qualità, dei prodotti e dei servizi offerti, design estremi, progettazione software a più livelli, dal SO alle applicazioni, ecc..) e in questo momento aumentare ulteriormente i prezzi è una strada che pare non più percorribile.

Le aspettative per il futuro, inoltre, non sono buone in questo senso (e giustificano il calo del valore delle azioni in questo periodo, che nella giornata di oggi, a margine della conference call, fa segnare meno 1.20%). Nelle previsioni fiscali del prossimo trimestre Apple prevede una situazione sostanzialmente immutata fronte margini, e non c’è da sorprendersi granché.
Fronte Mac i prezzi sono diminuiti, e talvolta anche tanto (i modelli retina hanno visto un taglio nell’ordine dei 200 dollari, cosa abbastanza inusuale), la lineup è di nuovo completa e aggiornata ed è comprensibile intuire le motivazioni di questa scelta. Il mercato PC arranca e, sebbene il settore Mac abbia dimostrato di “tener botta”, l’ultimo trimestre, anche per colpa dell’intera gamma MacBook Pro da aggiornare, ha visto un calo del 7% (restando comunque un settore vivo, che ha visto il proprio market share crescere costantemente in 29 dei 30 passati trimestri fiscali).
Gli iPad mini (altri grandi responsabili dell’abbassamento dei margini) hanno visto un leggero ritocco dei prezzi ma hanno ottenuto un notevole upgrade, il ben più costoso display retina e, probabilmente, eroderanno ancora spazio agli iPad Air.
Fronte iPhone il nuovo 5s sta dimostrando numeri eccellenti, il feedback degli addetti ai lavori è stato molto positivo (ultimamente non sempre gli ultimi iPhone avevano convinto da subito) e gli iPhone 5c col passare dei mesi potrebbero aiutare la società a tenere alte le marginalità (anche se i risultati non sono stati certo esaltanti, ma è un modello che, gioco forza, verrà più o meno fuori alla distanza).

E poi c’è lei, la concorrenza, che spinge forte, nel settore smartphone, soprattutto; in campo tablet la serie Nexus sforna dispositivi incredibilmente competitivi nel rapporto qualità/prezzo benché Apple abbia in listino due prodotti qualitativamente eccezionali e probabilmente ancora al top della categoria e nel campo Mac non ci si possono certo attendere risultati straordinari vista la stagnazione del settore. L’impressione, quindi, è che Apple abbia abbandonato l’idea (probabilmente tutt’altro che sana) di rincorrere i margini altissimi che hanno caratterizzato gli anni precedenti della sua espansione vertiginosa. Almeno fino al 2014 quando, con tutta probabilità, verranno presentati i nuovi prodotti che Apple ha in cantiere (ormai iWatch e iTV sembrano orizzonti certi) e le regole del gioco potrebbero cambiare, di nuovo.

NovitàAcquista il nuovo iPhone 16 su Amazon
Approfondimenti