Siri vs Google Now: seducente schiava ed ossequioso assistente

Sapere è potere. Anche in ambito informatico, anzi soprattutto in ambito informatico, questa massima resta valida e rappresenta la chiave per il successo di un’applicazione o di un servizio. Inutile una splendida tecnologia, se non ha una base dati solida, aggiornata e coerente da cui pescare, magari con logiche interne che ne selezionano il contenuto in modo opportuno. Siri ha ribaltato il mercato, ma oggi non regge il confronto a quanto suggerito da Google Now e la chiave sta lì: i dati.

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Google grazie alla capillare diffusione dei suoi servizi, si avvale di una macchina di raccolta dati impressionante e potentissima, che con il consenso implicito dell’utente ne traccia un profilo dettagliato che si arricchisce e si aggiorna continuamente e viene reso disponibile ogni volta che vi loggate con il vosto account google.

Banalmente Apple non dispone ancora di un simile meccanismo e le poche informazioni che conosce di noi sono le poche esplicitamente fornite, molto legate al dispositivo e al massimo agli acquisti e le attività svolte sullo store.

Ecco perché Siri va continuamente istruita, comandata e guidata, per sperare di averne un feedback di qualche utilità. Inutile che ci capisca al volo se poi non sa risponderci in modo da soddisfare le nostre personali esigenze (non quelle di un generico user). E scordiamoci che proattivamente anticipi i nostri desideri, conoscendo i nostri gusti o le nostre ricerche.

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Usare Google Now su un dispositivo Android registrato con un indirizzo gmail, beh è come essere un bimbo in un negozio di caramelle e l’effetto è diametralmente opposto: improvvisamente capiamo cosa significa avere consegnato la nostra vita alla rete, da tante informazioni ci vengono suggerite che calzano a pennello su di noi.

Si potrebbe osservare che sono due utilizzi diversi dell’assistente vocale: una seducente schiava contro un ossequioso assistente. Il problema è che la bella Siri non è, attualmente, nelle condizioni di emanciparsi e salire di grado. Mentre trasformare un assistente in schiavo, se è troppo assillante, è un attimo.

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