Arriva l’equo compenso, ed Apple aumenta il prezzo dell’iPhone [AGGIORNATO]

Con buona pace di chi diceva che l’equo compenso sarebbe stato pagato dalle aziende e non dai consumatori, arrivano i primi aumenti causati proprio da questa imposta fortemente voluta dalla SIAE. Apple ha infatti aumentato di oltre 3€ il prezzo dell’iPhone 5s da 16GB, che ora costa 732,78€.

equo compenso

Come prima conseguenza di questa discussa legge sull’equo compenso, che di fatto ci ritiene tutti “criminali preventivi” che scaricano canzoni dal web, l’iPhone da 16GB costerà 3,78€ in più. In pratica, Apple fa pagare agli utenti questa nuova tassa che riguarda tutti i dispositivi tecnologici dotati di memoria interna. Se non bastasse, il modello da 32GB ora costa 4,76€ in più (per un totale di 843,76€), mentre quello da 64GB costa 5,25€ in più (954,25€). Aumenti simili riguardano anche gli iPhone 5c e gli iPhone 4s in listino, oltre che gli iPad e i Mac.

Il ministro Franceschini aveva rassicurato che questa tassa non sarebbe ricaduta sugli utenti finali, ma sarebbe stata pagata direttamente dalle aziende. Ovviamente, come ci si aspettava, le cose non stanno propriamente così:

L’equo compenso è un contributo imposto ai produttori e agli importatori di prodotti elettronici finalizzati alla riproduzione o alla registrazione di contenuti creativi come indennizzo sull’utilizzo e la copia privata delle opere protette da diritto d’autore.

Con questo intervento  si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori. Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge

Tralasciando la motivazione della legge, da molti considerata ridicola in quanto si presuppone che su tutti i dispositivi tecnologici vengono riprodotti brani scaricati illegalmente dal web, nei fatti a pagare sono sempre i consumatori, visto che le varie aziende aumentano i prezzi dei prodotti proprio a causa di questo balzello tutto italiano.

Piccola provocazione: ora c’è da chiedersi se con questa nuova tassa – che di fatto serve a ripagare gli artisti per i brani scaricati illegalmente – non diventi “legale” scaricare canzoni dal web. Tanto le stiamo pagando comunque…

Certo, in questo caso si parla di contributo per la “copia privata”, perchè lo stato o la SIAE danno per scontato che chi acquista un qualsiasi dispositivo con memoria interna lo utilizzi poi per ascoltare brani acquistati da altre fonti (CD, DVD…), senza sapere che ormai la maggior parte di chi non scarica illegalmente brani da internet preferisce acquistare musica da iTunes (pagandola) o sfruttando servizi di musica streaming come Spotify (pagandolo!). Insomma, perché dare per scontato che io sono uno che carica su iPhone la musica dei miei compact disk, quando invece acquisto i brani da iTunes (e posso quindi usarli su iPhone senza parlare di copia privata) o pago 9,99€ di abbonamento su Spotify? E tra l’altro, non è forse vero che gli artisti intascano già la loro percentuale da ogni brano acquistato su iTunes o dalla stessa Spotify?

Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni (visto che non solo Apple ha aumentato i prezzi), fa quasi sorridere quest’altra dichiarazione del Ministro:

Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Peraltro, com’è noto, in larga parte gli smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso.

Come no.

AGGIORNAMENTO

Nella giornata di ieri, il Ministro Franceschini ha pubblicato il seguente tweet:

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Si tratta di un messaggio polemico rivolto ad Apple e frutto, che comprova ancora una volta come la nostra classe politica sia lontana anni luce dal mondo digitale.

 

 PS: grazie alla segnalazione di diversi utenti, vi lasciamo il link di AltroConsumo per firmare la petizione online contro l’equo compenso: clicca qui

 

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