Il Day One di un nuovo prodotto Apple è un momento importante per tutti gli appassionati di tecnologia, curiosi di leggere le prime impressioni e le prime recensioni sui dispositivi appena lanciati. Ci sono poi quei pazzi, appassionati e coraggiosi, che un giorno prima si mettono in coda davanti ad un Apple Store per assicurarsi da subito il nuovo gadget tecnologico. Solitamente si tratta di un’esperienza sì stancante, ma molto divertente e ricca di spunti interessanti. Ti fai nuovi amici, parli con persone di tutto il mondo e passi una giornata – diciamo così – “diversa”, che solo chi l’ha vissuta almeno una volta può capire. Quest’anno, però, in diverse parti del mondo alcune cose non sono andate per il verso giusto, e chi ha vissuto e seguito il nostro live lo sa bene.
Un po’ in tutta Europa, e anche in altre parti del mondo, il Day One inizia il giorno prima, quando dal primo pomeriggio si inizia ad andare davanti all’Apple Store scelto. Arrivi, prendi il tuo posto, ti metti in fila e inizi ad organizzarti. C’è chi si porta una tenda, chi un sacco a pelo, chi solo una coperta. Inizi a fare amicizia, parli con le persone vicine, chiedi il permesso di lasciare la fila per farti un giro nell’Apple Store e per andare a mangiare. Ritorni, è sera, parli con qualche altra persona e provi a dormire. Non più di 2 o 3 ore, visto che spesso sei fuori al freddo e accanto a te ci sono centinaia di altre persone, ma almeno un po’ riesci a riposarti. Poi dalle 5 tutti svegli. Dopo un’ora arrivano i dipendenti Apple che ti portano acqua e caffè (e se sei fortunato acchiappi anche un bel cornetto), poi si iniziano a distribuire i bigliettini per la prenotazione degli iPhone e, alle 8, si entra a gruppi nell’Apple Store. Una faticaccia, ma alla fine ne esci contento con il tuo nuovo gioiellino.
Questo è il resoconto di un Day One classico, quasi perfetto. Quello che non è stato il Day One dell’iPhone 6.
A Londra, fino a tarda sera tutto è filato liscio come da copione. Poi arrivano gli steward e dividono la fila come mai era accaduto in passato: in, passatemi il termine, “gabbie”. Vengono posizionate delle transenne a mo’ di rettangolo, e all’interno vengono fatte entrare circa 50 persone. Questo è avvenuto non solo a Londra, ma in tutti gli Apple Store dove le persone in fila erano già sul migliaio.
L’effetto visivo – ma solo visivo eh – è quello di tante bestie all’interno di una gabbia, ma all’interno non si sta né più comodi né più scomodi degli altri anni. Alla fine puoi sempre uscire, cambia poco. Anzi, lo scopo di Apple era quello di organizzare meglio la fila: all’indomani, niente ressa. Si apre una “gabbia” alla volta e si fanno entrare 50 persone. Perfetto, sulla carta.
Peccato che a Londra, una pioggia battente abbia provocato il caos. Tutti sono usciti dalle transenne, centinaia di persone hanno cominciato a spingere, e chi era tra i primi si è ritrovato praticamente alla fine della coda. Arriva la polizia, qualcuno si sente male e viene portato via in ambulanza. Tutti in piedi già dalle 3 di notte. La situazione sembra calmarsi, e si va avanti fino alle 8 di mattina. Ci si spinge sempre, ormai il servizio d’ordine non riesce più ad organizzare nulla a causa della troppa folla, e l’entrata nello store procede lentamente. Molto lentamente. Tanto che Apple non distribuisce nemmeno i classici bigliettini di prenotazione. Caos maggiore.
Si scopre poi che la gran parte delle persone in fila si trova lì non per conoscere nuove persone, non per passione, non per essere i primi ad acquistare l’iPhone. No. La maggior parte di quelle persone sta in fila solo per acquistare due iPhone e rivenderli con 3-400€ di ricarico. Veri e proprio bagarini.
Attenzione. Ogni anno è capitato che in fila ci fosse qualcuno intenzionato a comprare due iPhone solo per rivenderli a prezzi maggiorati lì dove il dispositivo non è ancora disponibile, ma mai era capitato in queste proporzioni. E mai era capitato che queste persone iniziassero a vendere gli iPhone alle persone in fila!
Già, perchè un altro problema è stato quello delle scorte. Pochi iPhone 6, pochissimi iPhone 6 Plus. All’Apple Store Covent Garden, uno dei più grandi e forniti del mondo, c’erano circa 2000 iPhone 6 e solo 200 iPhone 6 Plus. Inutile dirvi che i Plus sono terminati in 5 minuti.
A Monaco le cose non sono andate meglio: c’era molta meno folla, ma anche molti meno iPhone, e chi era a metà fila, dopo 18 ore di coda, si è sentito dire dagli addetti Apple che tutti i dispositivi erano terminati e che nuove scorte sarebbero arrivate il giorno dopo. Inutile dirvi il malcontento di chi magari aveva fatto migliaia di chilometri solo per raggiungere quello store e acquistare un semplice iPhone.
In generale: impossibile trovare iPhone 6 Plus già dopo poche ore dall’apertura, qualche possibilità per gli iPhone 6.
Tornando a Londra, approfittando della carenza di iPhone 6 Plus e del fatto che la fila andava a rilento (noi siamo entrati alle 12, mai capitato in passato!), diverse persone hanno iniziato a vendere gli iPhone a chi era in coda, con prezzi maggiorati di 300€. Lo stesso è accaduto anche a Monaco. E in molti hanno accettato, esasperati da una situazione ingovernabile.
Abbiamo conferme un po’ da tutto il mondo che parte delle file era formata da persone per nulla interessate all’iPhone. Il loro unico obiettivo era quello di acquistare due iPhone e di portarli a chi di dovere per venderli in Cina, in Russia o in altri paesi dove l’iPhone non è ancora disponibile. Se per un solo dispositivo il ricarico si aggira sui 2-300€, immaginate quanto guadagnerà chi è riuscito ad organizzare carovane di persone per far acquistare loro centinaia di iPhone.
Vedersi superare da gruppi di persone – magari pagate da qualche “magnate” – che sono lì solo per rivendere gli iPhone non è piaciuto a nessuno. Certo, Apple non può farci niente e non può certo impedire l’acquisto di un iPhone ad una determinata persona, ma l’organizzazione poteva e doveva essere migliore.
Forse sarebbe bastato aumentare il servizio di sicurezza in quegli store più grandi come quello di Londra, e magari far sapere 1-2 giorni prima quanti iPhone sarebbero stati disponibili in quello store piuttosto che in un altro. In questo modo, chi voleva mettersi in viaggio sapeva almeno il rischio che correva.
Ripetiamo. E’ la prima volta che un Day One verrà ricordato più per queste vicende che per la giornata passata in compagnia di tanti amici, e magari tutto è degenerato solo per l’enorme interesse che ruota sui nuovi iPhone. Ma ci auguriamo che il prossimo anno ci si organizzi meglio, magari trovando una soluzione alternativa, e migliore, alle gabbie.
E che il Day One possa essere solo una giornata stancante. E divertente.