Erin Caton è un ex-dipendente Apple che ora lavora project management consultant per un’altra azienda e che per anni è stato alle dipendenze di Steve Jobs. Anche se in passato tanti altri dipendenti hanno affermato che lavorare con Steve Jobs era molto difficile ma appagante, Caton ne parla in toni decisamente negativi: “Lavorare con lui? Un incubo”.
Le parole di Erin Caton sono molto forti, visto che ha definito Steve Jobs un “Cogl**ne gigante che non apprezzava i dipendenti e che incolpava gli altri per i propri errori”. Caton è stato uno degli ingegneri che ha lavorato nel team di MobileMe, uno dei servizi peggio riusciti di Apple, e tra i più disprezzati (anche pubblicamente) dallo stesso Steve Jobs. Insomma, MobileMe fu un disastro assoluto, quindi è ovvio che l’esperienza di Caton in Apple non sia stata delle migliori.
Caton racconta che in due occasioni ha visto da vicino e direttamente Steve Jobs. La prima era durante il pranzo in una normale giornata di lavoro, quando lui e i suoi colleghi erano in fila: ad un certo punto, Jobs saltò l’intera fila e si posizionò avanti a tutti per evitare di perdere tempo.
La seconda esperienza riguarda il lancio di MobileMe. Caton e il team sapevano che il lancio di MobileMe sarebbe stato un disastro, perchè il prodotto non era ancora pronto e tutti avevano pregato Jobs di ritardarne il lancio. L’allora CEO di Apple disse che non potevano ritardare ancora e che MobileMe sarebbe stato lanciato come da programma.
Quando la sera venne attivato ufficialmente MobileMe, ci furono subito una serie di problemi e il team dovette lavorare giorno e notte per farlo funzionare di nuovo. Quando finalmente riuscirono a riportarlo su, vennero chiamato per un meeting con Steve Jobs.
“Mentre ci recavamo al meeting, sapevamo che eravamo diretti alla ghigliottina” racconta Caton “Steve Jobs si fermò davanti a noi e urlò una serie di frasi, dicendoci che dovevamo essere arrabbiati l’uno con l’altro, che avremmo potuto posticipare il lancio e che non avevamo nemmeno provato tutte le funzioni del prodotto. Fu il discorso più de-motivazionale del mondo”.