La Boldrini scrive a Zuckerberg: “Troppo odio sui social network”

In una lettera pubblicata su Repubblica, la presidente della Camera Laura Boldrini si rivolge a Mark Zuckerberg e parla del troppo odio presente sui social network.

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Nella lettera, la Boldrini si dice preoccupata per il dilagare dell’odio nei discorsi pubblici che nascono sui social network, Facebook in primis:

Lei ha affermato che “su Facebook non c’è spazio per l’odio”. Mi tocca dirle che, almeno in Italia, non è vero. Le faccio pochi esempi. Una ragazza, Arianna Drago, ha richiamato l’attenzione sull’inquietante fenomeno dei “gruppi chiusi”. Ha avuto il coraggio di pubblicare alcuni commenti di utenti che avevano postato foto di donne ignare, facendone il bersaglio delle loro violente sconcezze.

Facebook ha oscurato il profilo della ragazza, e soltanto dopo che io avevo deciso di condividerne la denuncia ha fatto sapere che era stato sospeso “per errore”. C’è voluta invece qualche settimana perché i gruppi segnalati da Arianna fossero chiusi.

La presidente della camera parla anche delle pagine dei gruppi politici:

Una ricerca dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia ha catalogato 300 pagine che su Facebook esaltano il fascismo. L’apologia del fascismo da noi è un reato, ma i rappresentanti italiani della sua azienda rispondono che non è compreso nelle regole di Facebook e che “gli standard della comunità devono poter valere in ogni Paese”. La prima verifica semestrale dice che risulta cancellato appena il 28% dei contenuti segnalati come discriminatori o razzisti. Una media che si ricava dal 50% di Germania e Francia e dal misero 4% italiano. Mi domando se questo dato allarmante lo dobbiamo anche all’assenza di un ufficio operativo di Facebook in Italia.

Si tocca poi il tema delle notizie “fake”, problema tra l’altro ripreso anche da Tim Cook:

Un’Italia che sconta scarsa collaborazione da parte della sua azienda anche sul fronte della disinformazione, al contrario di quanto avviene in Germania o in Francia. Su questo tema ho da poco lanciato una campagna di sensibilizzazione (www.bastabufale.it). Proprio perché sono convinta che le fake news – create ad arte per fini di lucro, delegittimare l’avversario o generare tensioni sociali – provochino danni alle persone e spesso rappresentino l’anticamera dell’odio.

Ho visto quanto siano importanti la Rete e i social network anche nei luoghi più remoti del pianeta e nei campi profughi. E proprio perché ne conosco lo straordinario valore, ritengo si debba agire presto e su più livelli affinché i social non diventino ostaggio dei violenti. Ho denunciato anche che Facebook non si cura a sufficienza di rimuovere immagini violente. E lei sa bene che la mancata rimozione di un contenuto umiliante può provocare tragedie come quella accaduta recentemente a Napoli, dove la trentunenne Tiziana Cantone si è tolta la vita per la vergogna di un video divenuto virale.

Alla fine, la Boldrini dice di aver già avanzato tre proposte a Richard Allan, vicepresident public policy di Facebook per l’area Europa-Medio Oriente-Africa, due di natura tecnica e una per l’apertura in Italia di un ufficio operativo per i 28 milioni di utenti che Facebook ha nel Paese, ma “le risposte giunte dopo due mesi sono evasive e generiche. A questo punto chiedo a lei, signor Zuckerberg: da che parte sta Facebook, in questa battaglia di civiltà?”.

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