Dopo il caos dovuto alla presenza di gruppi pedopornografici poi eliminati dall’app, Telegram ha perso l’appello contro il governo russo e ora dovrà condividere le chiavi di crittografia della sua piattaforma.
La Corte Suprema della Russia ha dato ragione al governo, che chiedeva l’accesso ai dati degli utenti Telegram. Il presidente Vladimir Putin da tempo sta cercando di tenere sotto controllo tutte le comunicazioni elettroniche che passano per il paese e questo incide chiaramente anche sulle app di messaggistica. Telegram integra un avanzato sistema di crittografia, ma ora l’azienda sarà obbligata a fornire le chiavi di cifratura quando richieste dal governo russo.
A Telegram è stato ordinato di conformarsi a una legge del 2016 che richiede ai servizi di messaggistica di fornire all’FSB la possibilità di decifrare i messaggi scambiati tra gli utenti. Telegram sostenne inizialmente che questa procedura era incostituzionale e rifiutò di fornire qualsiasi accesso. L’FSB ha sempre affermato che, poiché la raccolta dei dati richiede sempre un ordine del tribunale, le chiavi di crittografia condivise non violano la costituzione.
Il punto è che Telegram utilizza un proprio sistema di crittografia come impostazione predefinita nei Secret Messages, e non una crittografia end-to-end che avrebbe reso impossibile qualsiasi tipo di accesso. Tale sistema è invece utilizzato di default da app come Signal, WhatsApp e iMessage.