Class action contro Apple per sfruttamento del lavoro minorile

Apple e altre aziende tech sono state denunciate nella Repubblica Democratica del Congo con l'accusa di sfruttamento del lavoro minorile.

Una class action presentata da più querelanti della Repubblica Democratica del Congo accusa Apple, Google, Tesla e altre importanti aziende di aver sfruttato consapevolmente il lavoro minorile nelle miniere locali di cobalto, materiale utilizzato nelle batterie agli ioni di litio.

I querelanti sostengono che diverse società tecnologiche come Apple, Google, Dell, Microsoft e anche Tesla hanno sfruttato il lavoro minorile nelle miniere di cobalto in Congo. Nell’accusa si legge che tutte queste aziende sapevano che il cobalto viene estratto soprattutto da bambini piccoli e non hanno fatto nulla per impedire tutto questo.

I bambini che estraggono il cobalto per le aziende tech non sono semplicemente costretti a lavorare a tempo pieno, ma eseguono lavori di estrazione estremamente pericolosi a scapito della loro istruzione e del  loro futuro”, si legge nella denuncia. “Spesso vengono mutilati o uccisi da crolli del tunnel e da altri pericoli noti relativi all’estrazione del cobalto nella RDC. Il cobalto è un componente chiave di ogni batteria ricaricabile agli ioni di litio in tutti i gadget prodotti da queste aziende e da tutte le altre società di tecnologia e auto elettriche del mondo, tanto da aver portato ad una nuova ondata di sfruttamento crudele alimentato da avidità, corruzione e indifferenza verso una popolazione di congolesi impotenti e affamati.”

La causa è stata presentata nel distretto americano della Columbia da Terrence Collingsworth della International Rights Advocates, per conto di questi querelanti originari della Repubblica Democratica del Congo. Non è escluso che altre aziende vengano presto aggiunte nella querela.

Nella denuncia viene chiesto un processo con giuria, oltre al risarcimento danni per tutti i minatori minorenni. Inoltre, si chiede anche che le aziende finanzino cure mediche appropriate e facciano in modo che tutto questo non si ripeta in futuro.

Al momento, Apple non ha rilasciato alcuna dichiarazione, ma un’accusa simile venne presentata anche nel 2016. In quell’occasione, l’azienda rispose che non era in grado di determinare l’origine del cobalto che utilizzava: “Il lavoro minorile non è mai tollerato nella nostra catena di approvvigionamento e siamo orgogliosi di aver guidato l’industria per offrire nuove garanzie in merito. Attualmente stiamo valutando dozzine di materiali diversi, tra cui il cobalto, al fine di identificare i rischi lavorativi e ambientali, nonché le opportunità per Apple di realizzare cambiamenti efficaci, scalabili e sostenibili”.

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