Apple ha chiesto a Hey.com di iniziare ad offrire anche in-app la possibilità di sottoscrivere l’abbonamento al servizio di posta elettronica, altrimenti gli aggiornamenti continueranno ad essere rifiutati su App Store.
David Heinemeier Hansson, CTO di Basecamp e responsabile dello sviluppo di Hey.com, ha affermato che Apple si comporta come un “gangster“, visto che continua a respingere un aggiornamento che corregge alcuni importanti bug dell’app. Per approvare questo update, Apple avrebbe chiesto agli sviluppatori di impegnarsi ad aggiungere un abbonamento in-app onde evitare la rimozione dell’app dallo store. “Sono stato sorpreso da quanto sfacciata fosse quella minaccia“, ha detto Heinemeier Hansson a The Verge. “Pensavo che avrebbero celato le minacce in eufemismi o qualcosa del genere. Ma era abbastanza chiara e diretta“.
In un’e-mail a The Verge, Apple ha affermato che richiede a tutti gli sviluppatori di seguire rigide linee guida sui modelli di business. La società ha rifiutato di commentare specificamente il caso Hey, ma ha affermato che le linee guida per la revisione dell’App Store richiedono un’opzione di acquisto in-app se un’app vuole offrire su un’altra piattaforma esterna l’accesso ai contenuti acquistati. Apple aggiunge che la chiamata al team di Hey è simile a tante altre effettuate con gli sviluppatori di tutto il mondo per assicurarsi che tutti rispettino le stesse regole.
Apple conclude affermando che l’approvazione iniziale di Hey è stata un errore.
Hey.com è un nuovo servizio di posta elettronica che offre diverse funzioni avanzate dietro pagamento di un abbonamento da 99$ all’anno. Per continuare a utilizzare l’app su iOS, l’utente deve registrarsi tramite il sito Web dell’azienda. Apple ha inizialmente approvato l’app, ma poi ha chiesto di integrare l’attivazione dell’abbonamento direttamente in-app per non rischiare l’eliminazione dallo store.
Apple trattiene il 30% delle entrate per gli acquisti e gli abbonamenti in-app, quindi alcuni sviluppatori cercano di evitare di far iscrivere gli utenti all’interno della propria app quando possibile. Netflix, ad esempio, ha smesso di offrire abbonamenti in-app su iOS nel 2018 e Spotify addebita un supplemento aggiuntivo per compensare le entrate perse. È uno schema di cui gli sviluppatori si sono lamentati per anni, ma Apple ha fatto alcune concessioni. Solo di recente alcune aziende selezionate hanno ottenuto un accordo speciale che in alcuni casi ha consentito di aggirare queste regole. Tali eccezioni includono app di musica, video e riviste, ma le app di posta elettronica non fanno parte delle eccezioni approvate. Nonostante ciò, alcune app di posta elettronica in abbonamento, come Newton, sono disponibili su App Store e non offrono il loro servizio tramite acquisto in-app.
“Apple è stata capricciosamente incoerente e, in alcuni casi, crudele nell’applicare queste regole“, scrive Heinemeier Hansson su Twitter.
Questa vicenda arriva proprio a poche ore dall’avvio delle indagini da parte dell’Unione Europea proprio per presunti comportamenti anticoncorrenziali di Apple su App Store. L’indagine fa seguito alle denunce separate di Spotify e Kobo sull’impatto che le regole imposte da Apple su App Store hanno sulla concorrenza nello streaming musicale e nella distribuzione di ebook. In pratica, l’indagine valuterà se l’0obbligo per gli sviluppatori di dover offrire acquisti in-app, con tanto di 30% a favore di Apple, non costituisca un comportamento antitrust.