Il processore M1 segna un grande passo in avanti per Apple. Il MacBook Pro 13 scelto per provare questo chip ci sta lasciando davvero a bocca aperta. Scopritelo insieme a noi nella nostra recensione completa.
15 anni dopo dal passaggio da Power PC a processori Intel, Apple ha deciso di cambiare nuovamente. Annunciati lo scorso giugno, qualche settimana fa, l’azienda di Cupertino ha ufficializzato finalmente la nuova linea di MacBook con processore ARM Apple Silicon M1. Il system-on-a-chip comune a tutte le macchine presentate gira davvero molto bene e permettere di compiere al meglio tutti i task che tipicamente vengono compiuti con macOS.
Vi anticipiamo che, in questa review, non troverete la sezione design. Apple ha scelto di non cambiare l’aspetto del prodotto oltre che le finiture. Il design attuale funziona bene ed è oramai una certezza di questi prodotti.
Chip M1
Per questa recensione abbiamo deciso di dedicare un’intera sezione al nuovo gioiellino di Apple. Come detto in apertura, complice un sistema quasi inedito per prodotti come quello in prova, il nuovo SOC si comporta davvero molto bene. Il processore M1 di MacBook Pro 13 late 2020 è realizzato con processo produttivo a 5nm ed integra una CPU ad otto core. 4 con consumo energetico ridotto e 4 più prestanti, ma non così energivori. I 4 core a basso consumo si chiamano Icestorm e, a pieno regime, hanno un consumo di soli 1,3W ed una frequenza massima di clock di 2,06GHz. I 4 più prestanti invece si chiamano Firestorm e consumano solo 13,8W a pieno regime e permettono di raggiungere fino a 3,20GHz. Nei processi più complessi vengono utilizzati simultaneamente tutti gli otto core per velocizzare le operazioni. In questo caso, il consumo complessivo del chip M1 non supera mai i 15W.
In generale, si tratta di una soluzione molto interessante e funzionale oltre che molto intelligente. Il bassissimo consumo dei 4 core meno prestanti permette di compiere operazioni più semplici non solo consumando poco, ma preservando la durata della batteria oltre che mantenendo praticamente il MacBook Pro 13 freddo. In pochissimi casi, siamo riusciti a far partire l’unica ventola di raffreddamento del dispositivo nonostante i nostri “stress test” ai quali abbiamo sottoposto il prodotto. In generale, in qualsiasi processo, il sistema CPU funziona alla grande e restituisce valori di benchmark spaventosi. Nessun MacBook Pro 13 del passato regge il confronto con questo in termini di prestazioni.
Ottime prestazioni per la GPU integrata che eguaglia e supera le prestazioni di schede grafiche come la 1050 TI. Inoltre, la GPU permette un utilizzo perfetto con schermi fino a 6K. È in grado di processare simultaneamente circa 25000 thread e, anche sotto sforzo, si comporta egregiamente.
Integrato nel chip M1 troviamo inoltre un processore per AI chiamato Neural Engine che, grazie ai suoi 16 core, riesce ad eseguire ben 11 trilioni di operazioni al secondo.
Nel chip trova inoltre posto la RAM condivisa con GPU e Neural Engine da 8 o 16GB massimi.
Hardware
Il nuovo MacBook Pro 13 in prova integra un SSD da 512GB, 2 porte USB 4 (compatibili anche con la Thunderbolt 3) e il solito magnifico schermo delle ultime serie di questi Mac. Grazie all’estrema velocità del disco descritta nella videorecensione, anche i processi che richiedono un grande consumo di RAM non avranno nessun problema ad utilizzare la memoria di swap.
La tastiera è la medesima già vista sul precedente modello. Permette una grande velocità di digitazione oltre che un senso di familiarità e sicurezza che solo un MacBook riesce ad offrire. La Touch Bar è sempre presente e, come al solito, ben funzionante. Non manca inoltre il sensore Touch ID che, in questo caso, arriva in finitura opaca.
La batteria da 58,2 wattora permette un utilizzo continuativo in playback che arriva a sfiorare le 20 ore. In generale, la sua durata è molto variabile: chi utilizza il prodotto per lavoro da ufficio raggiungerà tra le 12 e le 15 ore di utilizzo reale con luminosità del display medio alta. Chi invece utilizza il prodotto per compiere task più complessi difficilmente scenderà sotto le 10-9 ore di utilizzo reale. Si tratta di risultati davvero sorprendenti che, in tutti i casi, sono migliorativi rispetto ai modelli con processore Intel.
L’unica vera rinuncia rispetto ai MacBook Pro 13 di fascia più alta (per altro ancora disponibili) riguarda il numero di porte a bordo. Con “sole” due porte USB 4, in moltissimi casi sarà utile dotarsi di un dock da scrivania o portatile per espandere le possibilità di connessione con cavo del prodotto.
Non manca la connettività Wi-Fi 6 oltre che il Bluetooth 5. In tutti i contesti, la connessione con display AirPlay o con auricolari con chip W1 risulta perfetta.
Il sistema audio montato su questo MacBook Pro 13 è come al solito egregio e permette la consultazione di contenuti multimediali in modo egregio.
L’unica nota dolente è la fotocamera integrata da soli 720P, sicuramente migliorata a livello software, ma non all’altezza del resto della dotazione.
Software
Abbiamo testato il prodotto con a bordo l’ultima release di Big Sur che, in questo caso, VOLA! Non abbiamo riscontrato alcun rallentamento, ogni animazione funziona come dovrebbe e, proprio in tutti i casi, il sistema si fa trovare sempre prontissimo.
Il cambio di architettura per il processore ha richiesto un lavoro aggiuntivo per Apple e farà lo stesso con gli sviluppatori. Tutte le app proposte dall’azienda di Cupertino sono già compatibili e girano nativamente su questo Mac. Molte app più blasonate sono, come quelle di Apple, già compatibili nativamente con il prodotto. In tutti i casi, FinalCut compreso, tutte le app girano in modo più rapido rispetto al precedente modello. Complice l’estrema potenza del chip M1, questo aspetto ci ha lasciato davvero a bocca aperta.
Il Mac AppStore segnala tutte le app “Universali” già compatibili con ARM e si arricchisce di quelle iOS. Queste ultime non girano poi così bene e, soprattutto per compiere task più complessi, vi sconsigliamo di utilizzarle.
Rosetta 2 e virtualizzazione
Le app non ancora ricompilate o riscritte per Mac con chip ARM funzionano su questa macchina grazie a Rosetta 2. Si tratta di un software già a bordo del MacBook Pro 13 in grado di “tradurre” e quindi eseguire qualsiasi app compatibile con Mac Intel in modo egregio e, in molti casi, anche meglio di quanto facciano molti dei “vecchi” Mac. Quasi la totalità delle app che già conosciamo funzionano senza nessun problema su Mac con chip M1. Quelle non compatibili, almeno in base ai test condotti, non funzionano a causa dell’utilizzo di processi molto complessi come, per esempio, la creazione di nuove schede audio virtuali o altri processi simili. In ogni caso non è semplice scovarne una non compatibile, ma siamo sicuri che tra qualche mese anche queste incompatibilità saranno solo un lontano ricordo.
Photoshop, app di Adobe molto utilizzata, funziona bene in virtualizzazione. Adobe però ha già annunciato l’arrivo della versione ARM nel 2021 ed è già disponibile in una primissima versione beta attraverso la Creative Cloud. Anche la suite di Office al momento è virtualizzata ma, anche in questo caso, funziona senza alcun tentennamento. A parte un tempo di primissimo avvio più lento in cui avviene la “traduzione”, nell’utilizzo vi sembrerà utilizzare app native vista l’estrema stabilità offerta da Rosetta 2.
Al momento, tutti i Mac basati sul chip M1 non permettono la virtualizzazione di Windows. Se utilizzate molto il sistema operativo di Microsoft sul vostro Mac, vi consigliamo di attendere le macchine virtuali che saranno in arrivo nelle prossime settimane prima di acquistarne uno. Ovviamente, anche BootCamp non è al momento disponibile e non è certo che arriverà con la compatibilità a Windows ARM. Molto dipenderà anche da come evolverà il sistema operativo di Microsoft oltre che dalle scelte strategiche di Apple.
Conclusioni
Ma vale la pena acquistare questo MacBook Pro 13? La risposta è SÌ se utilizzate il prodotto per creare contenuti per il web, svolgete il classico lavoro d’ufficio o siete in cerca del prodotto perfetto per sostituire il vostro Mac di generazioni precedenti. In questi casi vi ritroverete tra le mani una macchina estremamente più potente rispetto alla precedente, una durata della batteria che vi farà dimenticare il caricatore a casa e un’esperienza complessiva fenomenale.
Il prezzo di listino del MacBook Pro 13 con SSD da 256GB e 8GB di memoria RAM è di 1479€. La variante con 512GB di SSD e 8 GB di RAM è invece di 1709€. In entrambi i casi, per avere i 16GB di RAM, serviranno 230€ in più. Come per il precedente modello, dal quale ha mutuato il design e le finiture, è disponibile in colorazione Space Gray e Silver.
Chi non compie task particolarmente complessi potrebbe trovare più conveniente l’acquisto del MacBook Air con processore M1 viste le similitudini dei due prodotti. Scegliete l’Air se non mettete mai troppo sotto sforzo il vostro portatile e dovete quindi svolgere lavori più leggeri.
Se non vi ritrovate in queste due categorie, per voi probabilmente sarà più saggio attendere qualche mese per scoprire le prossime mosse di Apple per questa transizione a chip ARM Apple Silicon e l’uscita di prodotti ancora più prestanti.