Quando Apple ha presentato iOS 14 alla WWDC 2020, la società ha annunciato un nuovo strumento per la privacy: le etichette su App Store informano gli utenti iPhone e iPad sui dati personali raccolti da ogni singola app, e oggi possiamo capire le differenze che ci sono tra servizi di messaggistica come Signal, WhatsApp e Messenger. Intanto Google…
Le etichette sulla privacy sono obbligatorie per tutte le app iPhone, iPad, Mac, Apple TV e Apple Watch e includono tre sezioni che coprono i dati utilizzati per il monitoraggio, i dati legati direttamente all’utente e i dati anonimizzati non legati direttamente all’utente. I dati utilizzati per tracciarti si riferiscono a dati che collegano le informazioni dell’utente o del dispositivo da un’app con i dati dell’utente o del dispositivo acquisiti da altre app, siti Web o profili pubblicitari. Questa sezione ti consente anche di sapere se un’app condivide i dati del dispositivo o dell’utente con aziende che vendono dati. I dati collegati direttamente all’utente includono informazioni come nome, età, sesso e altro, che di solito vengono forniti durante la creazione di un account. I dati non collegati direttamente a te fanno riferimento a cose come dati diagnostici sull’app che non contengono informazioni personali.
Facebook ha criticato questa novità, e ora possiamo capirne il perché: Messenger richiede una mole impressionante di dati anche rispetto ad app come WhatsApp che fanno parte della stessa famiglia. Per darvi un’idea delle differenze di dati raccolti, ecco un’immagine pubblicata da 9to5Mac che mette a confronto le etichette sulla privacy di Signal, iMessage, WhatsApp e Messenger:
Non c’è nemmeno bisogno di leggere il contenuto di queste etichette per rendersi conto di quanti dati raccoglie Messenger da ogni singolo utente, anche rispetto alle altre app di messaggistica.
Signal è l’app migliore sotto questo punto di vista, poiché non raccoglie alcun tipo di dato se non il numero di telefono. Anche iMessage di Apple si comporta bene, visto che richiede solo dati come indirizzo e-mail, numero di telefono, cronologia di ricerca e Device ID.
A metà strada Whatsapp, che richiede i seguenti dati:
- Device ID
- User ID
- Advertising Data
- Cronologia degli acquisti
- Coarse Location
- Numero di telefono
- Indirizzo Email
- Contatti
- Product Interaction
- Crash Data
- Performance Data
- Diagnostic Data
- Info di pagamento
- Customer Support
- Product Interaction
- Altri contenuti
La lista di Messenger è talmente lunga che preferiamo non inserirla in questo articolo, ma potete leggerla attentamente sia nell’immagine in alto che andando su App Store.
Ancora peggio sta facendo Google, visto che al momento l’azienda non ha aggiunto alcuna etichetta in nessuna delle sue app. Sarà solo questione di tempo, ma per ora Google sembra preferire non rilasciare alcun aggiornamento per non essere costretta a condividere l’etichetta sulla privacy.
Come notato da Fast Company, l’ultimo aggiornamento di un’app Google su App Store risale al 7 dicembre, un giorno prima rispetto all’obbligo richiesto da Apple di inserire queste etichette. Questo significa che quando entri nella scheda di un’applicazione Google nell’App Store, troverai semplicemente il messaggio “Dettagli non forniti“. Allo stesso tempo, Google ha rilasciato diversi aggiornamenti per le versioni Android delle sua app anche dopo il 7 dicembre.
Ovviamente, prima o poi Google dovrà rilasciare nuovi update per le sue app iOS e a quel punto potremo finalmente leggere anche le relative etichette sulla privacy.