Nell’ultimo decennio ogni aspetto,ogni piccolo dettaglio della nostra vita è stato modificato dalla Rivoluzione digitale che ci ha travolto, poco importa che il mondo se ne sia reso conto o meno: la portata dei cambiamenti introdotti dal World Wide Web è di tipo epocale. Oggi che le fantasie più irreali ed eccentriche dei registi di science fiction del secolo scorso, sono divenute realtà, la parola comunicare non ha più lo stesso significato, e all’improvviso non aver un profilo facebook o un account twitter vuol dire essere tagliati fuori dal mondo. E se ci fosse uno strumento per misurare quanto conti per gli altri sui social networks? Questo strumento si chiama Klout, ed ha anche un’applicazione gratuita per iPhone e iPad.
La sensazione che ho provato la prima volta che sentito di Klout si può descrivere come un misto di inquietudine e curiosità, un pò quello che deve aver provato Sam Fiorella, un senior marketing manager, quando durante un colloquio gli è stato chiesto quale fosse il suo kloutscore: dopo aver ammesso di non sapere neanche cosa fosse, l’intervistatore ha aperto la pagina web di Klout in modo da farglielo calcolare. Il fatto che un punteggio calcolato online potesse contare più di 15 anni di esperienza nel marketing e una carriera di successo presso brand di un certo livello, deve aver sconvolto il povero Sam, che è stato liquidato in pochi minuti dopo aver totalizzato un kloutscore pari a 34. L’agenzia ha assunto per quella posizione un ragazzo con meno esperienza ma con un punteggio di 67.
Per farla breve Klout è un servizio che mediante un algoritmo punta a misurare il grado di influenza di chiunque abbia un profilo sui social media. Che tu sia abbia sentito parlare di Klout o meno, è molto probabile che Klout abbia già incominciato ad influenzare la tua vita. Il punteggio va da uno 0 di chi non ha mai visto un social network in vita sua, ad un 100 nel caso tu sia Justin Bieber. A quanto pare il punteggio dello user medio italiano si aggira attorno al 20, e quindi un punteggio superiore a 20 vuol dire esercitare almeno un minimo di influenza nelle proprie sfere di influenza appunto. I maggiori indicatori di klout sono il True Reach che misura quante persone vengono influenzate dalla tua opionione, l’Amplification che misura quanto la tua opionione le influenza e infine il Network che misura quanto la tua rete di conoscenze è influente.
Il servizio è offerto da una start-up situata a San Francisco e nasce da un’idea brillante e abbastanza nobile: a detta del fondatore Joe Fernandez, Klout è lo strumento ideale per dare voce e potere al little guy, il cittadino medio, quello senza i milioni, e mentre c’è chi lo elogia definendolo lo strumento per la democratizzazione dell’influenza e del potere, le critiche pensanti non mancano di certo. Lo stesso Sam, dopo aver lavorato sul proprio Klout score per raggiungere un puntenggio di 71, ha cancellato il suo Klout account e ha fatto in modo di raggiungere uno 0 spaccato, per poi definire Klout come “un motore spinto da migliaia di criceti su una ruota” i cui criceti ovviamente siamo noi. Il fatto che l’unico ad avere un punteggio perfetto pari a 100 sia una pop star per teen ager, tale Justin Bieber, che vanta un punteggio superiore perfino al presidente Obama –kloutscore 91- , dovrebbe aiutarci a farci delle domande.
Quel che è sicuro è che il marketing ha sempre sognato di aver uno strumento che potesse misurare l’influenza di ogni consumatore o user in modo da sfruttare a proprio vantaggio il potere del passaparola, e da quando Klout è stato introdotto nel 2009 , gli esperti del marketing non hanno fatto che elaborare strategie per sfruttare al meglio lo strumento. Un ottimo esempio è il Palms Casino Resort di Las Vegas che ha cominciato a controllare il kloutscore dei suoi ospiti al momento del check-in. Agli ignari ospiti che vantavano uno score più alto, venivano assegnate istantaneamente senza nessuna spiegazione le stanze migliori. Il risultato dell’esperimento è stato un salto per il Palms nella classifica degli hotel più apprezzati sui social media dal diciasettesimo al terzo posto. Inoltre secondo le previsioni di Matt Thomson vice presidente di Klout, un punteggio alto potrebbe un giorno aiutare ad avere accesso gratuito alle lounge negli aeroporti, orari di imbarco più confortevoli e perfino sconti nei negozi in proporzione allo score, come ha già fatto il Gilt Group.
Insomma, sebbene non sia qualcosa per la quale perdere il sonno, il kloutscore è di sicuro qualcosa da non perdere di vista, forse il punteggio non sarà argomento di discussione al prossimo colloquio di lavoro, ma non mi stupirebbe che un giorno il kloutscore entrasse a far parte degli standard di un curriculum vitae.
E voi cosa ne pensate? Avete già calcolato il vostro kloutscore?
Articolo scritto per iPhoneItalia da Giovanna Avino web writer della piattaforma di lavoro online twago