Autunno 2002: Steve Jobs sta ancora assaporando l’enorme successo che nemmeno un anno prima aveva avuto quel piccolo oggetto bianco che oggi è addirittura una delle parole più usate, soprattutto tra i giovani: l’iPod. Il sistema operativo più evoluto al mondo, il Mac OS X, aveva ridato nuova linfa ai computer della Mela e dunque c’erano tutte le condizioni adatte per prendersi il giusto tempo per godersi il meritato exploit. Ma il CEO di Apple aveva un’idea in testa, ancora lungi da venire alla luce, che gli girava e rigirava da un pò: realizzare un computer Tablet touchscreen.Sono passati solo 8 anni, ma misurati nella scala del progresso rappresentano un’eternità. Basti pensare che nel 2002 fare foto col cellulare era ancora un lusso di pochi, le videochiamate le vedevamo solo nei film di azione, i computer più potenti avevano 512 Mb di Ram e 60Gb di Hd, e i lettori Dvd costavano fino a 20 volte più di ora. Eppure il progetto iPad vide la luce proprio in quell’autunno, per quanto solo sulla carta e come progetto futuro.
Pensateci: anche solo ipotizzare un dispositivo multitouch 8 anni fa era abbastanza per essere considerati quanto meno dei millantatori ottimisti, eppure Steve Jobs in cuor suo, credeva già nella sua idea. E la portò avanti. La portò avanti in “gran segreto” con i suoi tecnici, che nel giro di un anno realizzarono già un prototipo piuttosto rudimentale di ciò che sarebbe potuto essere il Tablet del futuro.
Ebbene, il signor Jobs ne rimase talmente affascinato e colpito che in un attimo ebbe un’altra illuminazione, che senza saperlo avrebbe avuto, qualche anno dopo, quasi l’effetto di una luce nucleare per la sua azienda: utilizzare quell’interfaccia così immediata e intuitiva e quel sistema operativo a prova di nonna, non per un Tablet, ma per un telefono. Chissà se proprio in quel momento gli venne l’idea di chiamarlo iPhone.
Si dice sempre che le idee migliori vengano di notte, al letto, quando prima di dormire, guardiamo nel buio, faccia a faccia, i nostri ricordi, ma soprattutto i nostri sogni, le nostre paure e i nostri mille dubbi. Pensiamo così tante cose in quei momenti, che spesso i pensieri si accavallano e si confondono, nel breve tempo che li separa dal sonno. Ma qualcuno resta. E quelli che restano vuol dire che sono davvero importanti, e preziosi, per noi. Si, dev’essere andata proprio così anche con l’audace sfida che Steve Jobs e i suoi intrapresero convinti delle loro idee.
Ma la cosa incredibile, raccontata proprio in diretta tv dallo stesso Jobs qualche giorno fa, è che solo in corsa, vedendo il prototipo di un Tablet con un embrionale Beta OS (poi chiamato iPhone OS) installato, ebbe la folgorazione che lo spinse alla lungimirante visione di un telefono con quelle caratteristiche e quella tecnologia innovativa. E il tempo gli ha dato ragione, non a caso, ma soprattutto perchè, come disse una volta il CEO di Sony in un’intervista : ” Il mondo è pronto per tecnologie che noi abbiamo pensato 10 anni fa, e i prodotti che abbiamo in cantiere ora, arriveranno tra 10 anni, quando noi saremo già 20 anni avanti”. E dunque pensare l’iPhone OS con anni di anticipo, e perfezionarlo, per renderlo perfetto in un dispositivo molto più piccolo di un Tablet, è stato il segreto del suo successo, ed è arrivato nel momento perfetto, quando il mondo, era pronto per usare quella tecnologia.
Ricordo con un sorriso le settimane successive al Keynote di gennaio 2007, quello della presentazione di iPhone al mondo, quando come tradizione vuole, ogni volta che esce un nuovo prodotto Apple (l’uscita di iPad per ultima) e i concorrenti si scatenano cominciando quello che è un vero e proprio tiro al bersaglio per stroncarne gli aspetti positivi, si mossero veramente tutti per dare un giudizio, addirittura prima ancora che il prodotto fosse disponibile e potesse essere provato, in una sorta di recensioni a priori che, si è visto dopo, si rivelarono tutte completamente errate. Fa specie ricordare in questo senso le parole dell’amministratore delegato di Microsoft, Steve Ballmer, che arrivò a chiamare iPhone “..un telefono inutile e troppo costoso, che senza una tastiera, gestisce male qualsiasi operazione. Durerà il tempo di un’estate e poi sparirà”.
Fanno ancora più specie però le parole di Robbie Bach, capo della divisione Entertainment di Microsoft, che solo cinque mesi dopo definisce iPhone “..un prodotto dopotutto interessante, che merita comunque per lo meno un pò di attenzione..”. Le parole di Ballmer già molto ridimensionate e il tono del tutto diverso.
Ma il record della lungimiranza al contrario va sicuramente alla prestigiosa azienda Bloomberg, da un trentennio leader dei servizi News americani, che dopo la presentazione di iPhone e iPhone OS, dichiarò “iPhone non ha alcun futuro, è destinato al fallimento sicuro, perchè Apple non ha mai lavorato con altre aziende e non riuscirà ad accordarsi con nessun operatore. Inoltre Apple arriva tardi nel mercato della telefonia e non potrà in nessun modo ritagliarsene nemmeno una fettina. Dunque noi prevediamo con assoluta certezza che Apple venderà un pò di iPhone giusto ai suoi fan e a qualche migliaia di curiosi, ma non lascerà minima traccia in questo settore.”
Si, lo so, starete tutti aggrottando la fronte pensando: ” Certo che questi ci hanno proprio preso eh?”, e come darvi torto? Si potrebbe scrivere un poema riportando tutte le sentenze sparate a zero su iPhone prima della sua uscita, che comunque in qualche modo mi ricordano tanto quelle appena sentite, qualche mese fa, anche per iPad “è solo un iPod gigante, non ha porte Usb dunque serve a poco, non telefona, non ha Flash” e tutte le altre che conosciamo.
Rileggendo oggi le parole illustri di coloro che 3 anni fa erano assolutamente certi di ciò che dicevano, ci fa rendere conto di quanto sia facile, per tutti noi, esprimere la propria opinione su tutte le cose, grazie soprattutto a internet, a blog come il nostro e a tutti gli altri servizi e social networks che ormai spopolano nella rete. E quanto sia difficile invece, trovare opinioni durature, che restino vere nel tempo, senza diventare quasi ridicole agli occhi di chi le leggerà in futuro.
Vorrei sentire cosa avrebbe da dire oggi Steve Ballmer, tanto per citarne uno, in merito al fatto che iPhone e soprattutto il suo software iPhone OS, abbia cambiato radicalmente il mondo della telefonia, indirizzando tutte, ma proprio tutte le aziende, verso la strada irreversibile del multitouch.
Vorrei chiedere a Bloomberg cosa ne pensa del fatto che le poche migliaia di curiosi che loro prevedevano con ostentata sicurezza, siano diventati più di 50 milioni, e bacchettarli amichevolmente, facendogli notare di come Apple, nota azienda che “non sa lavorare con altre aziende”, parole loro, abbiano stretto accordi con più di 80 operatori, o, per “imbarazzarli” definitivamente, osservare ” Com’è che doveva andare? L’iPhone non avrebbe lasciato minima traccia nel mondo della telefonia?”.. e sentire la loro risposta.
Questa mia riflessione non vuole assolutamente essere una critica mirata a tutti coloro che non parlano bene di Apple in genere, lungi da me. Vorrebbe però essere un modo tutto nostro di fermarci a fare il punto della situazione, ora che il tempo è passato e che, con l’arrivo di iPad, tutto questo ribollire di critiche e lodi verso il nuovo prodotto Apple sono riprese a “spron battuto”.
Un modo per ammettere, una volta per tutte, che “il coraggio delle idee“, per riprendere il titolo di questo articolo, quasi sempre paga. Ecco, vorrei riallacciarmi al titolo di questa ennesima e lunga riflessione, per riassumere qui, in un breve elenco, tutte quelle che sono state le scelte azzardate di Steve Jobs e la sua azienda, per le quali, senza appunto quel famoso “coraggio delle proprie convinzioni”, ora non saremmo nemmeno qui a parlarne, polemicamente drastici come chi scredita i suoi prodotti puntando il dito verso i tanti difetti e i pochi pregi, o eccessivamente enfatici come chi glorifica più del dovuto quasiasi cosa Apple faccia. Ma, restando nell’obiettività, non si può negare che il successo di Apple sia sempre stato, per così dire, michelangiolesco, alla ricerca cioè, dell’essenziale, tralasciando il troppo, il superato, il non essenziale, appunto.
- Nel 1998 quando venne presentato l’iMac, Steve Jobs disse tranquillamente, col suo sorriso sempre così disarmante e il suo “ammmmmazing” sempre così sottolineato, che nella dotazione non era più presente il floppy disk, perchè era ormai un metodo di archiviazione dati superato. Il mondo stava per sterzare verso l’USB, ma ancora non se ne aveva la consapevolezza, e per tutti, lasciare il certo per l’incerto voleva dire follia pura, sinonimo di fallimento sicuro. Nemmeno un anno dopo tutti i produttori di computer cominciarono a togliere anche loro, il floppy disk.
- Nel 2006 venne presentato il primo MacBook Pro e la gente apprende con estremo disappunto che il nuovo portatile Apple non ha la porta per il modem classico da 56k. Da tutti additato come un controsenso, trattandosi di un portatile. Qualche mese dopo tutti si resero conto che l’era del modem analogico era finita, e cominciarono a spopolare le chiavette internet che tuttora usiamo.
- Nel 2007 Steve Jobs annuncia con 6 mesi di anticipo sul lancio, il primo cellulare Apple della storia. Proclama per ben 2 volte consecutive scandendo il tempo ” ….a Phone….An iPod….a Breakthru internet communicator…a Phone…an iPod..a breakthru internet communicator..” , quasi volesse far breccia soprattutto nella mente dei più abitudinari, che non credevano possibile l’unione di questi tre dispositivi, in un unico prodotto. Dopo la presentazione il mondo naturalmente si divide, tra gli stupiti, che vedono in iPhone un prodotto rivoluzionario, e gli scettici, tra cui tutte le case produttrici di cellulari, che irridono la scelta di Apple di eliminare la tastiera fisica per renderla virtuale. Scelta assurda, diranno. Un mese dopo il lancio di iPhone, tutti, da Nokia, a Samsung, a Motorola, corrono ai ripari progettando anche loro un telefono touchscreen a tutto schermo. Strano che nessuno ci avesse pensato fin lì, solo Apple ebbe il coraggio di cambiare le regole di un mercato ormai avviato da anni. E oggi si gode il successo, e gli altri ne pagano le conseguenze.
Potremmo nominare anche il MacBook Air, primo portatile in assoluto non dotato di porta ethernet ma solo di connessione wifi, oltre a non avere un lettore dvd e una sola porta usb. Però è il più sottile computer del mondo, pur restando comunque, un prodotto di nicchia, in attesa di un rinnovamento che arriverà a breve.
La verità che viene fuori da questo discorso è che Apple ha sempre avuto il coraggio di rompere gli schemi, di andare controcorrente, di eliminare, in sostanza, quelle funzioni cui spesso non vogliamo rinunciare unicamente per abitudine. Ed è questa la ragione per la quale le critiche che le piovono puntualmente addosso, spesso col tempo, diventano vere e proprie barzellette di come, chi le ha formulate, non sappia assolutamente prevedere il futuro.
Oggi sentiamo le critiche verso iPad, e ne prendiamo atto. In fin dei conti potrebbe essere vero che il Tablet di Apple non avrà il successo duraturo che sembra destinato ad avere, negli anni, il fratello maggiore. Eppure, personalmente, penso che ancora una volta, col tempo, si tornerà a parlare del 2010, ricordando il primo iPad, e tutte le brutte cose che molti asserivano al riguardo, e sorrideremo come facciamo adesso rileggendo le parole dei primi detrattori del melafonino.
Nella vita impariamo sulla nostra pelle, che spesso tante nostre scelte, all’apparenza corrette, sono state dei grandi errori, e vorremmo tornare indietro per correggere i nostri sbagli, e avere la possibilità di rifare tutto, ma in modo diverso. Sappiamo che non è possibile, e allora impariamo da essi, facendo tesoro della lezione che abbiamo ricevuto, per essere sempre migliori. Tutto vero.
Ma è anche vero che tante volte, mamma mia quante, sentiamo di sbagliare ma seguiamo l’istinto, seguiamo il nostro coraggio di andare contro tutto e tutti, rifiutando i consigli di un amico, di una mamma in pensiero per un figlio troppo lanciato verso scelte a suo giudizio sbagliate, capovolgendo in un secondo, il normale scorrere delle cose, decidendo per noi, solo per noi, per ciò che vogliamo veramente, con il cuore. E poi un giorno ci accorgiamo di aver fatto la cosa giusta. Ci accorgiamo di essere riusciti in qualcosa, quando tutti non avrebbero scommesso su di noi nemmeno un euro. E ci sentiamo migliori, ci sentiamo veramente vivi e sentiamo sulla pelle quel brivido speciale che solo chi vive davvero la propria vita con passione, istinto, cuore e grinta, potrà dire di aver sentito, almeno una volta.
Non voglio lasciare tra queste righe nessuna morale. Era solo per dire però, che il coraggio delle idee che intendevo, è proprio questo. E Steve Jobs e la sua Apple lo ha sempre portato avanti come uno dei mattoni fondamentali del loro credo. Si possono accettare tutte le critiche del mondo sulla loro politica aziendale, su come questo o quel prodotto manchi di qualcosa, su come ieri oggi e domani continuerà a incanalarci in modo “forzato” nei suoi binari (iTunes, OS chiusi, Musica protetta, Assenza di Flash..ecc.) lasciando poco spazio, a differenza di Microsoft, alla fantasia degli smanettoni e alla manualità degli assemblatori della domenica, che sono tra i primi anti-mela della folta compagine.
Essere audace, dire NO, scegliere le rapide invece del fiume tranquillo, camminare sul filo anzichè sulla ferma roccia, pensare differente, come tanto gli piaceva dire qualche anno fa, è da sempre la filosofia di Steve Jobs. Tutti lo identificano spesso con Macintosh, iPod o iPhone. Eppure Steve Jobs, il vero Steve Jobs è l’uomo comune, autentico, che è stato in grado di commuovere migliaia di persone nel suo discorso ai neolaureati di Stanford nel 2005, poco dopo essere guarito da un tumore rarissimo al pancreas. Chiudo questa lunga riflessione, e scusatemi se mi sono dilungato troppo, proprio con alcune delle sue parole, che racchiudono in esse, il senso profondo di tutto quello che abbiamo detto.
Stanford University, 12 Giugno 2005:
“.. Sono onorato di trovarmi con voi oggi in occasione del conferimento della vostra laurea da parte di una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dire la verità, questo è il momento della mia vita in cui sono stato più vicino a una laurea. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui. Niente di importante. Solo tre episodi.
Il primo episodio parla di connettere i punti.
Ho smesso di studiare al Reed College dopo i primi sei mesi, ma poi ho continuato a frequentarlo per altri 18 mesi prima di smettere veramente. Decisi di smettere perchè non riuscivo a capire il senso di pagare la retta altissima, quasi costosa come Stanford. Non sapevo che cosa fare della mia vita, nè come il college mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Così decisi di smettere, confidando che tutto sarebbe andato bene. E molto di ciò in cui sono incappato seguendo la mia curiosità e il mio intuito divenne di valore incommensurabile più avanti.
Il Reed College a quel tempo forniva la migliore istruzione calligrafica di tutto il Paese. Ogni manifesto, ogni etichetta, di cassetto nel campus erano elegantemente calligrafati a mano. E siccome avevo abbandonato gli studi e non ero obbligato a seguire le lezioni, iniziai a seguire un corso di calligrafia. Era bello, storico, sottilmente artistico in un modo che la scienza non puo’ definire e affascinante. Tutto ciò non aveva la minima speranza di risultarmi utile nella vita. Ma dieci anni dopo, progettando il primo Macintosh, tornò. E lo inserimmo nel Mac. Fu il primo computer con bella tipografia. Se non avessi mai frequentato quell’inutile corso al college, il Mac non avrebbe mai avuto più famiglie di caratteri o la spaziatura proporzionale. E siccome Windows ha copiato Mac, probabilmente nessun computer le avrebbe avute. Naturalmente era impossibile collegare tra loro i punti in anticipo mentre studiavo al college. Ma dieci anni dopo, guardando indietro, era tutto molto, molto chiaro.
Non si possono collegare i punti guardando avanti; lo si può fare solo guardando indietro. Per questo dovete fidarvi che i punti in qualche modo si collegheranno nel vostro futuro. Dovete fidarvi di qualcosa: la pancia, il destino, la vita, il karma, quello che volete. Questo approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha fatto tutta la differenza nella mia vita….
Per leggere il seguito di questo lungo ma indimenticabile discorso di Steve Jobs vi rimando a questo link ( vi consiglio di cuore di leggerlo tutto, a me ha insegnato molto) e per i più curiosi vi allego anche il video di youtube, con i sottotitoli in italiano.
Ed eccoci arrivati in fondo anche stavolta a questa mia lunghissima riflessione, che spero vi abbia dato come sempre molti spunti su cui riflettere. Tra pochissimo ormai scopriremo anche l’iPhone 4G, e ripensare a come tutto è iniziato ci fa rendere conto di quanto il tempo sia volato in questi 3 anni, e di quanto Steve Jobs abbia ragione dicendo che la vita va vissuta fino in fondo, restando folli e affamati, per non perdere mai la voglia di realizzare i nostri sogni e raggiungere i nostri obiettivi. Io ci provo ogni giorno a essere così, ma certamente non è sempre facile lo so. Ma proviamoci.